domenica 28 giugno 2015

LA BUONA SCUOLA - RISPOSTA ALL'ON.MARTELLI (M5S)

di Sandro Battel
 
Ho trovato in rete la pagina facebook dell'on. Carlo Martelli, deputato del M5S, che ha postato un link a un filmato Youtube che riproduce il suo intervento alla camera in occasione del voto di fiducia al DDL sulla scuola. Martelli pone alcune obiezioni e sfida a rispondere. I commenti sulla pagina fb sono tutti positivi, alcuni spendono parole di ammirazione. Io sono solo un semplice prof. che pensa che la legge sulla scuola contenga alcuni pregi fondamentali, ma provo lo stesso a dare una risposta all'intervento dell'on. Martelli, che mi sembra avanzi rilievi davvero di scarsa consistenza, in alcuni casi decisamente infondati.
Le ragioni principali per cui penso che la legge vada bene sono: 1- Stabilisce che si otterrà il ruolo solo dopo aver vinto un concorso ordinario e che da oggi in poi verranno banditi regolarmente concorsi ordinari; 2 – Stabilisce la possibilità per le scuole di accedere all'organico dell'autonomia e quindi di avere più personale per coprire le supplenze e migliorare l'offerta formativa. Ci sono numerosi altri aspetti positivi che qui non considero, oltre ad alcune cose discutibili, per quanto sensate.
Preciso che ho molto rispetto per il M5S. Il mio intervento è pacato, ragionevole e civile. Spero che eventuali risposte lo siano altrettanto.
Potete vedere l'intervento di Martelli a questo link.

Ho ascoltato con attenzione e ho diviso le obiezioni in 10 punti. Li affronto uno per uno

1) L'assunzione giuridica non è una ridicola finzione ma una reale misura utile a garantire la carriera e il trattamento previdenziale dei nuovi assunti.
2) La card da 500 euro non è un punto qualificante della riforma ma è comunque una misura sensata. Tra l'altro Martelli propone di garantire l'accesso gratis ai musei per gli insegnanti con una tessera e sembra non sapere che questo provvedimento è stato già introdotto dall'attuale governo nella primavera del 2014 (il modello di certificazione è sul sito del MIUR).
3) Le ore di 50-55 minuti esistono da tempo e devono essere giustificate dalle singole scuole in base a necessità obiettive legate ai trasporti. Non sono minimamente una novità introdotta dalla riforma.
4) Nessun reale pericolo di clientelismo: la riforma stabilisce chiaramente e in più punti che l'assunzione avviene solo per concorso. Poi le scuole (con un ruolo importante, ma non puramente discrezionale, del preside) propongono gli incarichi ai docenti, ma solo a quelli già assunti e assegnati a un territorio.
5) Non è vero che gli studenti valutano direttamente i docenti. Nelle scuole superiori al lavoro del comitato che fissa i criteri per attribuire i premi economici ai docenti partecipa uno studente eletto. Tra parentesi (perchè non c'entra direttamente), a me andrà benissimo se poi questo comitato stabilirà che l'utenza (studenti e famiglie) può in qualche modo esprimere la propria soddisfazione o meno per diversi aspetti del servizio ricevuto. L'ipotesi di Martelli di un ente esterno che faccia la valutazione è ragionevole ma non è nuova. Ha senso ma ciò non toglie che anche il modello attuale abbia senso.
6) Martelli dice che il tempo scuola per gli studenti si riduce. Non è vero, aumenta grazie all'organico dell'autonomia (art. 1 comma 3b, art. 2 comma 1, art 9 comma 5): si coprono le supplenze e si fa del lavoro in più rispetto a prima dividendolo tra più persone.
7) Posizione dei ricercatori: problema sensato ma molto marginale, che riguarda un piccolo numero di persone, e che potrebbe essere in buona parte risolto proprio grazie al fatto che verranno indetti con regolarità dei concorsi nazionali.
8) Il problema delle distorsioni nel rapporto tra genitori, studenti e scuola è un vecchio problema che con la riforma non c'entra niente. La soluzione sarebbe una scuola autorevole, che con la riforma sarà più facile avere, secondo me.
9) Martelli parla di fusione della scuola dell'infanzia che metterà sullo stesso piano il neonato e il bambino di cinque anni. Non è vero: la legge prevede la definizione degli “standard strutturali, organizzativi e qualitativi dei servizi educativi per l’infanzia e della scuola dell’infanzia, diversificati in base alla tipologia, all’età dei bambini ecc...
10) Le deleghe non sono in bianco: la legge dà indicazioni e pone limiti su quello che il governo può fare in base alla delega.

Sviluppo qui sotto le mie argomentazioni (un po' articolate e perciò lunghe) in risposta alle obiezioni di Martelli.

1) L'assunzione giuridica non è un'invenzione recente, non è nata con la riforma attuale, esiste da tempo e molti miei colleghi ne hanno goduto negli ultimi anni. Goduto perchè è una misura di tutela del dipendente statale, in questo caso l'insegnante. Funziona così: quando non ci sono i tempi necessari per assegnare subito i posti di ruolo a tutti quelli che ne avrebbero diritto, si stabilisce che sul piano contrattuale essi saranno assunti a tempo indeterminato da una certa data (nel ns. caso il 1 settembre '15) anche se la cattedrà verrà loro assegnata nel 2016. Durante quest'anno, dal set '15 al set '16, lavoreranno (praticamente tutti) come supplenti annuali e quando, nel '16 otterranno il posto di ruolo, la loro carriera comincerà formalmente (per anzianità, contributi, se non sbaglio anche arretrati stipendiali) dal settembre '15, cosa che va tutta a vantaggio dei nuovi assunti. La posizione dei vincitori del concorso del 2012 mi è meno chiara: diversi sono stati già immessi in ruolo e gli altri non mi risulta che rischino la decadenza dal diritto (almeno stando agli esperti dei forum come quello di Orizzonte scuola), anzi, l'assunzione giuridica serve proprio a garantire loro il ruolo anche se non viene dato subito loro un posto. L'obiezione dell'on.Martelli mi sembra priva di consistenza, al di là dell'ironia. Se mi sbaglio mi farete capire dove.
2) Si può discutere sulla reale importanza della card da 500 euro. Per me non è certo uno degli aspetti qualificanti della riforma, ma ha il suo senso, che è questo: invece di darti del denaro in più in busta paga te lo do a parte per avere la sicurezza che ci sia una quota del tuo reddito che spenderai per migliorare la tua preparazione. Sull'ipotesi dei corsi o master (introdotta in commissione o in parlamento, prima non c'era), non vedo che importanza abbia il fatto che molti corsi abbiano costi ben superiori: i 500 euro mi serviranno a sostenerne una parte. Per il resto mi sorprende che l'on. Martelli non abbia presente quello che credo sappiamo tutti bene: non tutti i musei sono gratuiti (quelli statali per gli insegnanti lo sono già, lo ha stabilito – guarda un po' - questo governo nel 2014), come certamente non lo sono i cinema né i libri. Il ragionamento dell'on. Martelli si riferisce ai rapporti con gli informatori (i cosiddetti “rappresentanti”) che sono molto disposti a dare copie saggio di tutti i tipi di manuali ma, nella mia esperienza, diversamente da quanto sostiene l'on. Martelli, sul catalogo normale fanno sconti non diversi da quelli che ottieni su IBS, Amazon e Feltrinelli o altre librerie online. Personalmente spendo centinaia di euro l'anno per libri e film acquistati online. Probabilmente per l'on. Martelli sono un fesso perchè i rappresentanti potrebbero darmi tutto “a prezzo simbolico” come dice letteralmente lui.
3) Ovviamente tutti sappiamo che in molte scuole le ore durano 50 o 55 minuti, ma a) questo non c'entra affatto con la riforma, è un aspetto della scuola che esiste da molti anni; b) perchè si prenda questa decisione ci deve essere (e c'è sempre) una giustificazione precisa legata agli orari del trasporto pubblico. Alcuni presidi in passato hanno cercato di far recuperare ai docenti il tempo non utilizzato la mattina per attività pomeridiane, ma questo ha sempre sollevato contenziosi di tipo sindacale. L'ipotesi di tenere aperte le scuole al pomeriggio nella riforma è legata a uno dei suoi aspetti più importanti, cioè l'organico dell'autonomia, cioè il fatto che a regime la riforma dovrebbe portare in ruolo più docenti di quelli strettamente necessari per coprire l'orario della mattina, lasciando tempo ed energie a disposizione per progetti, recupero, potenziamento eccetera. Naturalmente si organizzeranno attività in proporzione alle energie (ovvero ai docenti) che ci sono e hanno ore da dedicare a questi impegni.
4) Clientelismo: è uno dei più grossi equivoci. Non esiste nessuna “chiamata diretta”, ci si dovrebbe rendere conto finalmente del fatto che parlare in questi termini è scorrettezza e cattiva informazione: le assunzioni avvengono per concorso. Lo prevede chiaramente l'articolo 10 comma 13: “l’accesso ai ruoli del personale docente della scuola statale avviene esclusivamente mediante concorsi pubblici nazionali su base regionale per titoli ed esami”. Poi l'art.10 comma 17 stabilisce che un nuovo concorso sarà bandito entro ottobre 2015 e con l'art.23 (quello delle deleghe) comma 2 lettera b si istituisce un sistema regolare di concorsi per le nuove assunzioni a tempo determinato che poi saranno confermate dopo un triennio di prova (“apprendistato”). Inoltre sempre al comma 2 lettera c punto 5 si prevede che questo percorso “divenga gradualmente l’unico per accedere all’insegnamento nella scuola secondaria statale, anche per l’effettuazione delle supplenze”. Tolto questo scompare anche qualunque ricattabilità del docente. Poi il docente assunto viene assegnato a un ambito territoriale che è esteso al massimo come la provincia. In realtà nella grande maggioranza dei casi l'ambito territoriale sarà più ristretto, l'articolo 8 comma 4 fissa i criteri per definire questi ambiti all'interno della provincia. L'incarico viene proposto dal dirigente (articolo 9 comma 2) “in coerenza con il piano dell’offerta formativa” e “con trasparenza e pubblicità degli incarichi conferiti e dei curricula dei docenti” (art. 9 comma 3 e lettera c). Inoltre “si perfeziona con l’accettazione del docente. Il docente che riceva più proposte di incarico opta tra quelle ricevute. L’ufficio scolastico regionale provvede alle assegnazioni nei confronti dei docenti che non abbiano ricevuto o accettato proposte”. Credo che questi criteri relativi all'assegnazione dell'incarico all'interno dell'ambito territoriale facciano ben capire che non sono possibili ricatti da parte del preside e rendano l'assegnazione degli incarichi ai docenti non molto diversa dalla normale disciplina degli incarichi nel pubblico impiego. Mi risulta che l'ultimo maxiemendamento ha anche stabilito che se non ci sono variazioni nell'organico previste dal p.o.f. triennale, la conferma del docente sul suo incarico è automatica (salvo diversi accordi o richieste del docente), modifica che per me non era neanche necessaria.
5) La valutazione dei docenti di cui parla l'on. Martelli è in realtà la fissazione dei criteri per l'attribuzione dei premi economici (200 mln l'anno). Un comitato per la valutazione deve fissare criteri generali (non valutare il singolo insegnante) che poi il dirigente applica attribuendo i premi in base a giudizi motivati (articolo 13, commi 1 e 2). Il comitato è composto dal dirigente, da un incaricato del ministero (ispettore o simili) 3 docenti (erano 2 prima del maxiemendamento) un genitore e uno studente (alle scuole superiori). L'idea della presenza dello studente non mi pare meravigliosa, ma non mi fa neanche problema: già nel maxiemendamento è previsto che entro pochi anni si arriveranno a definire criteri generali rispetto ai quali i comitati delle singole scuole si potranno adattare o discostare in caso di esigenze particolari. Credo che tenere conto del parere dell'utenza sia giusto e sensato, non vedo contraddizione. Spero che tra i criteri di cui tenere conto si introdurranno anche (anche, non solo) strumenti per misurare l'efficacia della didattica, anche questionari (anonimi) sul grado di soddisfazione dell'utenza, da accostare ad altri elementi (anzianità, incarichi svolti, correzione prove scritte ecc...). L'idea dell'ente terzo che valuta mi va benissimo, la cosa più ovvia sarebbe un settore dell'amministrazione scolastica specializzato nella valutazione: se il MS5 cercherà di favorire un cambiamento in questo senso nei prossimi anni credo che potrei essere d'accordo. Ma il modello proposto dal DDL, specialmente nell'ultima variante con la presenza di un ispettore, ha una sua logica e per me può essere sperimentato senza gravi rischi. L'esempio del ristorante che fa Martelli non si adatta al caso (tra l'altro io al ristorante è vero che non decido il prezzo di quello che ho mangiato ma posso decidere di non tornare più), l'esempio adatto è quello della registrazione della soddisfazione dell'utenza che si attua in tutto il mondo in molte amministrazioni pubbliche (dove io non posso rifiutare il servizio ma posso poi fare delle osservazioni e chiedere che siano tenute in conto)
6) Tempo scuola: Martelli dice che il tempo scuola per gli studenti si riduce, ma semplicemente non è vero. Lo dice l'articolo 1 comma 3 punto b) del DDL: che parla di “potenziamento del tempo scolastico anche oltre i modelli e i quadri orari, nei limiti della dotazione organica dell’autonomia
[...] tenuto conto delle scelte degli studenti e delle famiglie”. Poi all'art. 2 comma 1 si dice: “Tutti i docenti dell’organico dell’autonomia concorrono alla realizzazione del piano triennale dell’offerta formativa con attività di insegnamento, di potenziamento, di sostegno, di organizzazione, di progettazione e di coordinamento.” L'articolo 9 comma 5 dice poi: “Il dirigente scolastico può individuare nell’ambito dell’organico dell’autonomia fino al 10 per cento di docenti che lo coadiuvano in attività di supporto organizzativo e didattico dell’istituzione scolastica”. Il tempo scuola non aumenterà di molto (ci sono le supplenze) ma di qualcosa sì. E' il modello dell'organico dell'autonomia di cui si diceva già al punto 3 e che è l'altro aspetto positivo fondamentale della riforma: vengono assunti più insegnanti rispetto a quelli necessari per coprire l'orario di cattedra e vengono usati, oltre che per le supplenze, per tutte le attività di potenziamento dell'offerta formativa. Martelli dice: fate lavorare i prof. per più ore e date loro più soldi. La scelta del governo è invece quella di non dare più soldi alle stesse persone ma di far lavorare più persone, le quali non staranno affatto a guardare, come dice Martelli, ma avranno parecchio da fare in molti ambiti, alcuni dei quali, che so per esperienza essere essenziali, li indico qui brevemente: il recupero delle difficoltà di apprendimento, la lotta contro il disagio (scolastico ma non solo), l'orientamento scolastico, il potenziamento delle eccellenze. Nella scuola ci sono moltissime cose da fare per le quali in questi anni è mancato il personale. Adesso avremo qualche possibilità in più di offrire agli studenti servizi che prima non riuscivamo ad offrire, e sarà risolto stabilmente il problema delle supplenze, che non avrà più costi diretti nel senso che le supplenze rientreranno nell'orario normale del docente: una parte dei docenti (o tutti) avranno nel loro orario un tot di ore da dedicare alle supplenze, per le quali non saranno pagati. Se non ci saranno supplenze avranno un progetto o un'attività a cui dedicarsi. Supplenze e progetti saranno un po' in conflitto tra loro, ma questa è una situazione in cui i prof. (quelli che si danno da fare, la maggioranza) sono abituati a trovarsi e che sanno gestire. Lo scopo del DDL è questo: assumere più persone per fare più cose; e non, come dice Martelli, quello di “attrarre persone con il miraggio di un lavoro con molto tempo libero” con la conseguenza di abbassare ulteriormente il livello della formazione. Collego a questo un'osservazione della parte finale del discorso di Martelli: tutti sappiamo, al di là della retorica, che le scuole sono spesso aperte il pomeriggio e che dopo l'orario di lezione si svolgono attività importanti. L'organico dell'autonomia è pensato per consentire appunto di farne di più: la spesa per queste attività è assorbita dal fatto che le svolgono i docenti già assunti: se io faccio per esempio tutte le settimane due ore di recupero agli studenti in difficoltà, il mio orario alla mattina sarà di 16 ore. Quindi quando si dice che le attività che potenziano l'offerta formativa bnon dovranno avere costi ulteriori si intende questo: non si danno più soldi alle stesse persone ma si divide il lavoro in più tra più persone.
7) Osservo che Martelli è molto sensibile alla posizione dei ricercatori universitari, sui quali lamenta che non possano fare ricerca e che non possano avere accesso all'insegnamento nella secondaria. E' un piccolo problema, niente affatto nuovo: potrebbe essere utile facilitare l'inserimento dei vincitori di dottorato nella scuola. Ma a me è successo di avere come colleghi dei dottori di ricerca. Come? Hanno vinto il concorso, salvo poi lasciare la cattedra per una carriera più prestigiosa, se ne erano capaci. Adesso che i concorsi saranno banditi regolarmente un dottore di ricerca che fa il concorso e lo vince insegnerà nelle scuole secondarie fino a quando non riesce, se è bravo, ad avere una cattedra universitaria.
8) Il problema delle distorsioni nel rapporto tra genitori studenti e istituzione è un vecchio problema che con la riforma non c'entra niente. La soluzione è, brevemente, una scuola autorevole. Io naturalmente penso che con la riforma sarà più facile avere una scuola autorevole, poi molto dipende da docenti e dirigenza. Lo stesso vale per la qualità dell'insegnamento e la demotivazione dello studente quando questa qualità si abbassa: per me è evidente che una selezione più rigorosa come quella introdotta dall'assunzione solo tramite concorso alza la qualità dell'insegnamento. A questo concorrono poi anche la valutazione dei docenti e la possibilità della scuola di proporre gli incarichi. I problemi di cui parla Martelli ovviamente ci sono: soprattutto il secondo, quello dei docenti nullafacenti, è uno dei più gravi. Ma non è Martelli che lo scopre, e Martelli non vede che la legge lo affronta in modo assolutamente sensato ed efficace come ho appena detto: assunzione solo per concorso, valutazione dei docenti e possibilità della scuola di proporre gli incarichi.
9) Martelli parla di fusione della scuola dell'infanzia che mette sullo stesso piano il neonato e il bambino di cinque anni. Non è vero: la legge (art. 23 comma 2 punto e) parla di un sistema integrato della scuola dell'infanzia da 0 a 6 anni, e poco più sotto, al punto e) 1.3 prevede la definizione degli “standard strutturali, organizzativi e qualitativi dei servizi educativi per l’infanzia e della scuola dell’infanzia, diversificati in base alla tipologia, all’età dei bambini e agli orari di servizio”. Al punto 7 si istituisce una commissione di esperti che facciano da consulenti in proposito.
10) Le deleghe non sono in bianco: la legge dà indicazioni e pone limiti su quello che il governo può fare in base alla delega. Come esempio possiamo prendere proprio il punto precedente: il governo dovrà rivedere il sistema della scuola dell'infanzia ma lo dovrà fare rispettando una serie di vincoli. Oltre a quelli indicati poche righe sopra (la diversificazione in base alle età e l'ascolto di una commissione di esperti) si stabilisce per esempio che il personale dovrà avere qualifcazione universitaria (punto 1.2) e si indicano alcune modalità di finanziamento (punto 4)

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