di Sandro Battel
Ho
trovato in rete la pagina facebook dell'on. Carlo Martelli, deputato
del M5S, che ha postato un link a un filmato Youtube che riproduce il
suo intervento alla camera in occasione del voto di fiducia al DDL
sulla scuola. Martelli pone alcune obiezioni e sfida a rispondere. I
commenti sulla pagina fb sono tutti positivi, alcuni spendono parole
di ammirazione. Io sono solo un semplice prof. che pensa che la legge
sulla scuola contenga alcuni pregi fondamentali, ma provo lo stesso a
dare una risposta all'intervento dell'on. Martelli, che mi sembra
avanzi rilievi davvero di scarsa consistenza, in alcuni casi
decisamente infondati.
Le ragioni principali per cui penso che la
legge vada bene sono: 1- Stabilisce che si otterrà il ruolo solo
dopo aver vinto un concorso ordinario e che da oggi in poi verranno
banditi regolarmente concorsi ordinari; 2 – Stabilisce la
possibilità per le scuole di accedere all'organico dell'autonomia e
quindi di avere più personale per coprire le supplenze e migliorare
l'offerta formativa. Ci sono numerosi altri aspetti positivi che qui
non considero, oltre ad alcune cose discutibili, per quanto sensate.
Preciso
che ho molto rispetto per il M5S. Il mio intervento è pacato,
ragionevole e civile. Spero che eventuali risposte lo siano
altrettanto.
Potete
vedere l'intervento di Martelli a
questo link.
Ho
ascoltato con attenzione e ho diviso le obiezioni in 10 punti. Li
affronto uno per uno
1)
L'assunzione giuridica non è una ridicola finzione ma una reale
misura utile a garantire la carriera e il trattamento previdenziale
dei nuovi assunti.
2)
La card da 500 euro non è un punto qualificante della riforma ma è
comunque una misura sensata. Tra l'altro Martelli propone di
garantire l'accesso gratis ai musei per gli insegnanti con una
tessera e sembra non sapere che questo provvedimento è stato già
introdotto dall'attuale governo nella primavera del 2014 (il modello
di certificazione è sul sito del MIUR).
3)
Le ore di 50-55 minuti esistono da tempo e devono essere giustificate
dalle singole scuole in base a necessità obiettive legate ai
trasporti. Non sono minimamente una novità introdotta dalla riforma.
4)
Nessun reale pericolo di clientelismo: la riforma stabilisce
chiaramente e in più punti che l'assunzione avviene solo per
concorso. Poi le scuole (con un ruolo importante, ma non puramente
discrezionale, del preside) propongono gli incarichi ai docenti, ma
solo a quelli già assunti e assegnati a un territorio.
5)
Non è vero che gli studenti valutano direttamente i docenti. Nelle
scuole superiori al lavoro del comitato che fissa i criteri per
attribuire i premi economici ai docenti partecipa uno studente
eletto. Tra parentesi (perchè non c'entra direttamente), a me andrà
benissimo se poi questo comitato stabilirà che l'utenza (studenti e
famiglie) può in qualche modo esprimere la propria soddisfazione o
meno per diversi aspetti del servizio ricevuto. L'ipotesi di Martelli
di un ente esterno che faccia la valutazione è ragionevole ma non è
nuova. Ha senso ma ciò non toglie che anche il modello attuale abbia
senso.
6)
Martelli dice che il tempo scuola per gli studenti si riduce. Non è
vero, aumenta grazie all'organico dell'autonomia (art. 1 comma 3b,
art. 2 comma 1, art 9 comma 5): si coprono le supplenze e si fa del
lavoro in più rispetto a prima dividendolo tra più persone.
7)
Posizione dei ricercatori: problema sensato ma molto marginale, che
riguarda un piccolo numero di persone, e che potrebbe essere in buona
parte risolto proprio grazie al fatto che verranno indetti con
regolarità dei concorsi nazionali.
8)
Il problema delle distorsioni nel rapporto tra genitori, studenti e
scuola è un vecchio problema che con la riforma non c'entra niente.
La soluzione sarebbe una scuola autorevole, che con la riforma sarà
più facile avere, secondo me.
9)
Martelli parla di fusione della scuola dell'infanzia che metterà
sullo stesso piano il neonato e il bambino di cinque anni. Non è
vero: la legge prevede la definizione degli “standard
strutturali, organizzativi e qualitativi dei servizi educativi
per l’infanzia e della scuola dell’infanzia, diversificati in
base alla tipologia, all’età dei bambini ecc...
10)
Le deleghe non sono in bianco: la legge dà indicazioni e pone limiti
su quello che il governo può fare in base alla delega.
Sviluppo
qui sotto le mie argomentazioni (un po' articolate e perciò lunghe)
in risposta alle obiezioni di Martelli.
1)
L'assunzione giuridica non è un'invenzione recente, non è nata con
la riforma attuale, esiste da tempo e molti miei colleghi ne hanno
goduto negli ultimi anni. Goduto perchè è una misura di tutela del
dipendente statale, in questo caso l'insegnante. Funziona così:
quando non ci sono i tempi necessari per assegnare subito i posti di
ruolo a tutti quelli che ne avrebbero diritto, si stabilisce che sul
piano contrattuale essi saranno assunti a tempo indeterminato da una
certa data (nel ns. caso il 1 settembre '15) anche se la cattedrà
verrà loro assegnata nel 2016. Durante quest'anno, dal set '15 al
set '16, lavoreranno (praticamente tutti) come supplenti annuali e
quando, nel '16 otterranno il posto di ruolo, la loro carriera
comincerà formalmente (per anzianità, contributi, se non sbaglio
anche arretrati stipendiali) dal settembre '15, cosa che va tutta a
vantaggio dei nuovi assunti. La posizione dei vincitori del concorso
del 2012 mi è meno chiara: diversi sono stati già immessi in ruolo
e gli altri non mi risulta che rischino la decadenza dal diritto
(almeno stando agli esperti dei forum come quello di Orizzonte
scuola), anzi, l'assunzione giuridica serve proprio a garantire loro
il ruolo anche se non viene dato subito loro un posto. L'obiezione
dell'on.Martelli mi sembra priva di consistenza, al di là
dell'ironia. Se mi sbaglio mi farete capire dove.
2)
Si può discutere sulla reale importanza della card da 500 euro. Per
me non è certo uno degli aspetti qualificanti della riforma, ma ha
il suo senso, che è questo: invece di darti del denaro in più in
busta paga te lo do a parte per avere la sicurezza che ci sia una
quota del tuo reddito che spenderai per migliorare la tua
preparazione. Sull'ipotesi dei corsi o master (introdotta in
commissione o in parlamento, prima non c'era), non vedo che
importanza abbia il fatto che molti corsi abbiano costi ben
superiori: i 500 euro mi serviranno a sostenerne una parte. Per il
resto mi sorprende che l'on. Martelli non abbia presente quello che
credo sappiamo tutti bene: non tutti i musei sono gratuiti (quelli
statali per gli insegnanti lo sono già, lo ha stabilito – guarda
un po' - questo governo nel 2014), come certamente non lo sono i
cinema né i libri. Il ragionamento dell'on. Martelli si riferisce ai
rapporti con gli informatori (i cosiddetti “rappresentanti”) che
sono molto disposti a dare copie saggio di tutti i tipi di manuali
ma, nella mia esperienza, diversamente da quanto sostiene l'on.
Martelli, sul catalogo normale fanno sconti non diversi da quelli che
ottieni su IBS, Amazon e Feltrinelli o altre librerie online.
Personalmente spendo centinaia di euro l'anno per libri e film
acquistati online. Probabilmente per l'on. Martelli sono un fesso
perchè i rappresentanti potrebbero darmi tutto “a prezzo
simbolico” come dice letteralmente lui.
3)
Ovviamente tutti sappiamo che in molte scuole le ore durano 50 o 55
minuti, ma a) questo non c'entra affatto con la riforma, è un
aspetto della scuola che esiste da molti anni; b) perchè si prenda
questa decisione ci deve essere (e c'è sempre) una giustificazione
precisa legata agli orari del trasporto pubblico. Alcuni presidi in
passato hanno cercato di far recuperare ai docenti il tempo non
utilizzato la mattina per attività pomeridiane, ma questo ha sempre
sollevato contenziosi di tipo sindacale. L'ipotesi di tenere aperte
le scuole al pomeriggio nella riforma è legata a uno dei suoi
aspetti più importanti, cioè l'organico dell'autonomia, cioè il
fatto che a regime la riforma dovrebbe portare in ruolo più docenti
di quelli strettamente necessari per coprire l'orario della mattina,
lasciando tempo ed energie a disposizione per progetti, recupero,
potenziamento eccetera. Naturalmente si organizzeranno attività in
proporzione alle energie (ovvero ai docenti) che ci sono e hanno ore
da dedicare a questi impegni.
4)
Clientelismo: è uno dei più grossi equivoci. Non esiste nessuna
“chiamata diretta”, ci si dovrebbe rendere conto finalmente del
fatto che parlare in questi termini è scorrettezza e cattiva
informazione: le assunzioni avvengono per concorso. Lo prevede
chiaramente l'articolo 10 comma 13: “l’accesso ai ruoli del
personale docente della scuola statale avviene esclusivamente
mediante concorsi pubblici nazionali su base regionale per titoli ed
esami”. Poi l'art.10 comma 17 stabilisce che un nuovo concorso sarà
bandito entro ottobre 2015 e con l'art.23 (quello delle deleghe)
comma 2 lettera b si istituisce un sistema regolare di concorsi per
le nuove assunzioni a tempo determinato che poi saranno confermate
dopo un triennio di prova (“apprendistato”). Inoltre sempre al
comma 2 lettera c punto 5 si prevede che questo percorso “divenga
gradualmente l’unico per accedere all’insegnamento nella scuola
secondaria statale, anche per l’effettuazione delle supplenze”.
Tolto questo scompare anche qualunque ricattabilità del docente. Poi
il docente assunto viene assegnato a un ambito territoriale che è
esteso al massimo come la provincia. In realtà nella grande
maggioranza dei casi l'ambito territoriale sarà più ristretto,
l'articolo 8 comma 4 fissa i criteri per definire questi ambiti
all'interno della provincia. L'incarico viene proposto dal dirigente
(articolo 9 comma 2) “in coerenza con il piano dell’offerta
formativa” e “con trasparenza e pubblicità degli incarichi
conferiti e dei curricula dei docenti” (art. 9 comma 3 e lettera
c). Inoltre “si perfeziona con l’accettazione del docente. Il
docente che riceva più proposte di incarico opta tra quelle
ricevute. L’ufficio scolastico regionale provvede alle assegnazioni
nei confronti dei docenti che non abbiano ricevuto o accettato
proposte”. Credo che questi criteri relativi all'assegnazione
dell'incarico all'interno dell'ambito territoriale facciano ben
capire che non sono possibili ricatti da parte del preside e rendano
l'assegnazione degli incarichi ai docenti non molto diversa dalla
normale disciplina degli incarichi nel pubblico impiego. Mi risulta
che l'ultimo maxiemendamento ha anche stabilito che se non ci sono
variazioni nell'organico previste dal p.o.f. triennale, la conferma
del docente sul suo incarico è automatica (salvo diversi accordi o
richieste del docente), modifica che per me non era neanche
necessaria.
5)
La valutazione dei docenti di cui parla l'on. Martelli è in realtà
la fissazione dei criteri per l'attribuzione dei premi economici (200
mln l'anno). Un comitato per la valutazione deve fissare criteri
generali (non valutare il singolo insegnante) che poi il dirigente
applica attribuendo i premi in base a giudizi motivati (articolo 13,
commi 1 e 2). Il comitato è composto dal dirigente, da un incaricato
del ministero (ispettore o simili) 3 docenti (erano 2 prima del
maxiemendamento) un genitore e uno studente (alle scuole superiori).
L'idea della presenza dello studente non mi pare meravigliosa, ma non
mi fa neanche problema: già nel maxiemendamento è previsto che
entro pochi anni si arriveranno a definire criteri generali rispetto
ai quali i comitati delle singole scuole si potranno adattare o
discostare in caso di esigenze particolari. Credo che tenere conto
del parere dell'utenza sia giusto e sensato, non vedo contraddizione.
Spero che tra i criteri di cui tenere conto si introdurranno anche
(anche, non solo) strumenti per misurare l'efficacia della didattica,
anche questionari (anonimi) sul grado di soddisfazione dell'utenza,
da accostare ad altri elementi (anzianità, incarichi svolti,
correzione prove scritte ecc...). L'idea dell'ente terzo che valuta
mi va benissimo, la cosa più ovvia sarebbe un settore
dell'amministrazione scolastica specializzato nella valutazione: se
il MS5 cercherà di favorire un cambiamento in questo senso nei
prossimi anni credo che potrei essere d'accordo. Ma il modello
proposto dal DDL, specialmente nell'ultima variante con la presenza
di un ispettore, ha una sua logica e per me può essere sperimentato
senza gravi rischi. L'esempio del ristorante che fa Martelli non si
adatta al caso (tra l'altro io al ristorante è vero che non decido
il prezzo di quello che ho mangiato ma posso decidere di non tornare
più), l'esempio adatto è quello della registrazione della
soddisfazione dell'utenza che si attua in tutto il mondo in molte
amministrazioni pubbliche (dove io non posso rifiutare il servizio ma
posso poi fare delle osservazioni e chiedere che siano tenute in
conto)
6)
Tempo scuola: Martelli dice che il tempo scuola per gli studenti si
riduce, ma semplicemente non è vero. Lo dice l'articolo 1 comma 3
punto b) del DDL: che parla di “potenziamento
del tempo scolastico anche oltre i modelli e i quadri orari, nei
limiti della dotazione organica dell’autonomia
[...]
tenuto conto delle scelte degli studenti e delle famiglie”.
Poi all'art. 2 comma 1 si dice:
“Tutti i docenti
dell’organico dell’autonomia concorrono alla realizzazione del
piano triennale dell’offerta formativa con attività di
insegnamento, di potenziamento, di sostegno, di organizzazione, di
progettazione e di coordinamento.”
L'articolo 9 comma 5 dice poi: “Il
dirigente
scolastico
può individuare nell’ambito dell’organico dell’autonomia fino
al 10 per cento di docenti
che lo coadiuvano
in attività di supporto
organizzativo e didattico dell’istituzione
scolastica”. Il tempo
scuola non aumenterà di molto (ci sono le supplenze) ma di qualcosa
sì. E' il modello dell'organico dell'autonomia di cui si diceva già
al punto 3 e che è l'altro aspetto positivo fondamentale
della riforma: vengono assunti più insegnanti rispetto a quelli
necessari per coprire l'orario di cattedra e vengono usati, oltre che
per le supplenze, per tutte le attività di potenziamento
dell'offerta formativa. Martelli dice: fate lavorare i prof. per più
ore e date loro più soldi. La scelta del governo è invece quella di
non dare più soldi alle stesse persone ma di far lavorare più
persone, le quali non staranno affatto a guardare, come dice
Martelli, ma avranno parecchio da fare in molti ambiti, alcuni dei
quali, che so per esperienza essere essenziali, li indico qui
brevemente: il recupero delle difficoltà di apprendimento, la lotta
contro il disagio (scolastico ma non solo), l'orientamento
scolastico, il potenziamento delle eccellenze. Nella scuola ci sono
moltissime cose da fare per le quali in questi anni è mancato il
personale. Adesso avremo qualche possibilità in più di offrire agli
studenti servizi che prima non riuscivamo ad offrire, e sarà risolto
stabilmente il problema delle supplenze, che non avrà più costi
diretti nel senso che le supplenze rientreranno nell'orario normale
del docente: una parte dei docenti (o tutti) avranno nel loro orario
un tot di ore da dedicare alle supplenze, per le quali non saranno
pagati. Se non ci saranno supplenze avranno un progetto o un'attività
a cui dedicarsi. Supplenze e progetti saranno un po' in conflitto tra
loro, ma questa è una situazione in cui i prof. (quelli che si danno
da fare, la maggioranza) sono abituati a trovarsi e che sanno
gestire. Lo scopo del DDL è questo: assumere più persone per fare
più cose; e non, come dice Martelli, quello di “attrarre persone
con il miraggio di un lavoro con molto tempo libero” con la
conseguenza di abbassare ulteriormente il livello della formazione.
Collego a questo un'osservazione della parte finale del discorso di
Martelli: tutti sappiamo, al di là della retorica, che le scuole
sono spesso aperte il pomeriggio e che dopo l'orario di lezione si
svolgono attività importanti. L'organico dell'autonomia è pensato
per consentire appunto di farne di più: la spesa per queste attività
è assorbita dal fatto che le svolgono i docenti già assunti: se io
faccio per esempio tutte le settimane due ore di recupero agli
studenti in difficoltà, il mio orario alla mattina sarà di 16 ore.
Quindi quando si dice che le attività che potenziano l'offerta
formativa bnon dovranno avere costi ulteriori si intende questo: non
si danno più soldi alle stesse persone ma si divide il lavoro in più
tra più persone.
7)
Osservo che Martelli è molto sensibile alla posizione dei
ricercatori universitari, sui quali lamenta che non possano fare
ricerca e che non possano avere accesso all'insegnamento nella
secondaria. E' un piccolo problema, niente affatto nuovo: potrebbe
essere utile facilitare l'inserimento dei vincitori di dottorato
nella scuola. Ma a me è successo di avere come colleghi dei dottori
di ricerca. Come? Hanno vinto il concorso, salvo poi lasciare la
cattedra per una carriera più prestigiosa, se ne erano capaci.
Adesso che i concorsi saranno banditi regolarmente un dottore di
ricerca che fa il concorso e lo vince insegnerà nelle scuole
secondarie fino a quando non riesce, se è bravo, ad avere una
cattedra universitaria.
8)
Il problema delle distorsioni nel rapporto tra genitori studenti e
istituzione è un vecchio problema che con la riforma non c'entra
niente. La soluzione è, brevemente, una scuola autorevole. Io
naturalmente penso che con la riforma sarà più facile avere una
scuola autorevole, poi molto dipende da docenti e dirigenza. Lo
stesso vale per la qualità dell'insegnamento e la demotivazione
dello studente quando questa qualità si abbassa: per me è evidente
che una selezione più rigorosa come quella introdotta
dall'assunzione solo tramite concorso alza la qualità
dell'insegnamento. A questo concorrono poi anche la valutazione dei
docenti e la possibilità della scuola di proporre gli incarichi. I
problemi di cui parla Martelli ovviamente ci sono: soprattutto il
secondo, quello dei docenti nullafacenti, è uno dei più gravi. Ma
non è Martelli che lo scopre, e Martelli non vede che la legge lo
affronta in modo assolutamente sensato ed efficace come ho appena
detto: assunzione solo per concorso, valutazione dei docenti e
possibilità della scuola di proporre gli incarichi.
9)
Martelli parla di fusione della scuola dell'infanzia che mette sullo
stesso piano il neonato e il bambino di cinque anni. Non è vero: la
legge (art. 23 comma 2 punto e) parla di un sistema integrato della
scuola dell'infanzia da 0 a 6 anni, e poco più sotto, al punto e)
1.3 prevede la definizione degli “standard strutturali,
organizzativi e qualitativi dei servizi educativi per l’infanzia e
della scuola dell’infanzia, diversificati in base alla tipologia,
all’età dei bambini e agli orari di servizio”. Al punto 7 si
istituisce una commissione di esperti che facciano da consulenti in
proposito.
10)
Le deleghe non sono in bianco: la legge dà indicazioni e pone limiti
su quello che il governo può fare in base alla delega. Come esempio
possiamo prendere proprio il punto precedente: il governo dovrà
rivedere il sistema della scuola dell'infanzia ma lo dovrà fare
rispettando una serie di vincoli. Oltre a quelli indicati poche righe
sopra (la diversificazione in base alle età e l'ascolto di una
commissione di esperti) si stabilisce per esempio che il personale
dovrà avere qualifcazione universitaria (punto 1.2) e si indicano
alcune modalità di finanziamento (punto 4)
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