INTERVENTI
URBANI SENZA QUALITÀ
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La selva dei segnali di parcheggio al piazzale della COOP |
La
Convenzione Europea del paesaggio sottoscritta dall’Italia
definisce il paesaggio come “una parte del territorio così come è
percepita dalle popolazioni” di cui le Autorità hanno il compito
di garantire la salvaguardia, con l’obiettivo della qualità. Come
abitanti di Oderzo, prima ancora che come Partito Democratico
cittadino, ci possiamo domandare se ci riconosciamo ancora nel
“nostro” paesaggio urbano, se lo riteniamo salvaguardato e mutato
nel segno della qualità.
Al
presente la nostra principale preoccupazione riguarda l'area del Foro
Boario vecchio, la terza piazza di Oderzo che, pur essendo da tempo
destinata a parcheggio, aveva conservato finora, grazie alla
pavimentazione in porfido e alla presenza degli alberi, un aspetto
coerente con la sua posizione nel centro della città e con gli
edifici che la circondano, alcuni dei quali di interesse storico. E'
vero che la crescita di alcune piante era stentata e che c'era
bisogno di una risistemazione della pavimentazione, ma non possiamo
condividere né la scelta di cambiare completamente il rivestimento
utilizzando un materiale che rischia di dare all'area l'aspetto di un
grande parcheggio di periferia, né la scelta di togliere quasi tutti
gli alberi dal centro della piazza, con il probabile risultato di
creare una vera e propria isola termica, con temperature anche di
due-tre gradi più alte, che nel periodo estivo potrebbe diventare
quasi impraticabile per i passanti e creare disagi seri ai residenti.
Sappiamo che nel centro della piazza le piante crescono con fatica
perché la terra è impregnata dai residui organici depositati in
tanti anni dai bovini, ma sarebbe stato possibile collocare le nuove
piante proprio nei punti in cui un tempo si trovavano i platani,
punti che permetterebbero lo sviluppo delle piante senza bisogno di
bonifica. Risistemando il porfido a regola d'arte la spesa iniziale
sarebbe stata molto minore e sarebbero avanzate risorse più che
sufficienti per un'accurata manutenzione nel periodo successivo, cosa
che avrebbe permesso anche ai commercianti e ai clienti del mercato
settimanale di lavorare e fare spese in tranquillità e sicurezza.
Infine la viabilità: il nuovo tracciato è evidentemente più
tortuoso e costringe le auto a fare un giro molto più scomodo:
diciamo con una battuta, come ha fatto il consigliere del PD in
Consiglio Comunale, che se questo servirà a tenere qualche auto in
più lontana dal centro, non tutti i mali verranno per nuocere. E per
fortuna che, su suggerimento dello stesso consigliere, l'asse
centrale del Foro Boario è stato mantenuto sgombro dai parcheggi, in
modo da preservare la prospettiva frontale sull'ex Casa dei Battuti.
I ciclisti? Dovrebbero passare in mezzo al parcheggio, nello spazio
di manovra delle macchine. Primo esempio di come a Oderzo
difficilmente si pensi sul serio a chi va in bici e a incentivare
l'uso di questo mezzo, salutare e pulito.
Per
concludere questo punto facciamo due considerazioni generali. La
prima: a volte, invece che come un padre di famiglia, un sindaco
dovrebbe ragionare come una madre di famiglia: una donna, che
è più attenta all’estetica della casa e, se in bagno e in cucina
vuole le piastrelle, in soggiorno preferisce avere, magari con
qualche sacrificio in più, qualcosa di più bello e confortevole. La
seconda: quando ci sono in gioco progetti importanti per le aree
storiche della città bisogna, come ha proposto il PD in una mozione,
creare una discussione aperta tra diversi professionisti ed esperti.
Dovrebbe essere quasi naturale in queste occasioni passare attraverso
concorsi di idee.
La scelta di mettere a confronto più proposte e contributi dovrebbe
diventare un metodo: è una strategia che costa poco e permette di
avere a disposizione soluzioni buone e magari più economiche.
Ma
ci sono anche altre situazioni che possiamo osservare
quotidianamente: pensiamo al percorso principale che attraversa la
città dalla stazione ferroviaria all’incrocio con la strada per
Pordenone. Una delle più interessanti proposte emerse con il vecchio
piano regolatore riguardava la creazione di un boulevard alberato con
percorsi pedonali e ciclabili in grado di dare prestigio e dignità
urbana a questo asse viario: quello che è stato realizzato negli
ultimi anni è del tutto distante da questa visione. Tutti viviamo
l’esperienza di affrontare un tortuoso “percorso di guerra”,
fatto da cordoli in cemento posti ai lati e al centro della strada,
rotonde e rotondine con scarso raggio di curvatura che costringono le
auto a salirci sopra, il tutto segnalato con una violenta colorazione
da svincolo autostradale. Come se non bastasse, al posto dei
possibili alberi di un decoroso viale, sono stati collocati con
incomprensibile abbondanza selve di cartelli e segnaletica di ogni
genere (solo i cartelli blu con la “P” del parcheggio nel
piazzale della Coop sono 28, contateli). Eppure gli esempi positivi
da tenere in considerazione non mancano anche a breve distanza dal
tratto viario appena descritto, come (a parte, ancora, le cattive
condizioni delle piste ciclabili...) il viale alberato davanti al
Brandolini, quello che conduce a Fratta, la Cadore Mare fino a
Camino.
A
proposito di rotonde... Non c'è dubbio che esse siano utili nelle
strade di grande percorrenza fuori o ai margini degli abitati, ma
all’interno dei centri urbani distruggono l’identità dei luoghi.
Un incrocio in città è il punto in cui gli angoli dell’abitato si
affacciano e, anche se in modo improprio, determinano una sorta di
piazza in cui muoversi secondo traiettorie diverse per raggiungere i
lati opposti delle strade. La presenza dell’isola circolare della
rotonda costituisce una barriera che divide e allontana le parti
della città. Qualche esempio? La rotonda all’incrocio tra via
Garibaldi e via Martiri-via Maddalena, quella tra via Mazzini e via
delle Grazie.
Una
menzione particolare meritano poi sia la rotonda tra via Battisti e
via Zanusso che costringe gli automobilisti, nel tentativo di evitare
una doppia manovra, a salire sul marciapiede mettendo in pericolo la
sicurezza dei pedoni, sia la microrotonda appena fuori dal sottopasso
della ferrovia sulla strada per Piavon, che magari non sarà costata
ai cittadini ma serve (forse) a pochissime persone (i residenti di
una corta strada cieca e un operatore commerciale) e rischia, come è
già successo, di provocare difficoltà di manovra ai mezzi di grandi
dimensioni.
Che
cosa dire poi dei marciapiedi che spariscono per essere sostituiti da
nastri di asfalto delimitati da pericolosi cordoli in rilievo? Non
sono piste ciclabili, e allora cosa sono? Esempi di una sempre più
scadente qualità degli interventi urbani degli ultimi anni.
Dunque
nessun punto positivo per gli interventi realizzati negli ultimi
anni? Sì, uno: la risistemazione di Piazza Castello (pur con i suoi
difetti nel tracciato stradale e nella posizione dei parcheggi e la
mancanza, ancora una volta, di un percorso sicuro per i ciclisti...)
ha dato agli opitergini un bello spazio da vivere. Ricordiamo però
che se quello spazio è rimasto libero dai parcheggi lo si deve
anche, ancora, all'intervento tempestivo del PD, che è stato
determinante per evitare l'invasione delle automobili.
In
conclusione, ci sembra che molti tra gli interventi recenti stiano
provocando qualche incrinatura nell'immagine della nostra città.
Crediamo che chi vuol bene a Oderzo non possa essere contento di come
sta cambiando: per soddisfare esigenze di funzionalità molto dubbie
stiamo perdendo diverse buone occasioni per migliorare lo spazio in
cui viviamo. Alle
critiche mosse da più parti, l’Amministrazione comunale risponde
spesso dando la colpa ai sindaci precedenti. Ma è un ritornello
fuori tempo massimo: il compito di un sindaco non è di attribuire
eventuali colpe ma di risolvere i problemi ereditati. Oppure si
afferma che le cose vanno viste finite e che ai cambiamenti, con il
tempo, ci si abitua. E’ vero, a tutto ci si abitua. Anche le cose
brutte con il tempo diventano accettabili. Ma ogni volta che ci si
abitua al brutto e all’insensato si abbassa l’asticella che
misura il decoro e la qualità del vivere urbano.
Partito
Democratico di Oderzo
Come non condividere in toto quanto si legge sopra?
RispondiEliminaPer chi ama la propria Città, anche dal punto di vista estetico, oltre che della viabilità (pedoni e ciclisti compresi) vedere certi obbrobri dettati sicuramente da una forte dose di incompetenza, fa davvero male! Il "concorso di idee" dovrebbe essere alla base di una sana democrazia nelle scelte urbanistiche perché la Città (e la periferia) la viviamo TUTTI.
Peccato che ci si dimentichi della stazione ferroviaria di Oderzo che non regge sicuramente il paragone con certe stazioni di paesi del quarto mondo. C'è da vergognarsi veramente e mi domando cosa aspetti il Sindaco di bloccare il traffico dei treni per far ridare dignità alla stazione ferroviaria dove poter installare il comando della Polizia urbana levandolo dalla posizione scomodissima del Torresin?