Riportiamo
il resoconto del Gazzettino del 26 aprile scorso sull'incontro di
Maserada tra le tre parlamentari trevigiane e il direttivo
provinciale e i segretari di circolo del PD. Personalmente, a
differenza di chi ha scritto l'articolo, non direi che le primarie
siano emerse come problema principale e che rispetto ad esse si sia
manifestato un netto rifiuto. Comunque leggete da voi, ne potremo
parlare con chi ci sarà mercoledì 8 sera.
E
la base urlò: «Basta primarie»
Marini
silurato e Prodi tradito: Rubinato, Casellato e Puppato costrette a
difendersi
RESA
DEI CONTI NEL PD - Partito in mille pezzi
sul voto per il Quirinale: faccia a faccia fra la base e le tre
parlamentari
Dalla
serata della rabbia e dell'orgoglio ferito esce un messaggio
piuttosto chiaro: basta primarie. La base del Pd trevigiano non le
vuole più. Mercoledì a Maserada, in una sala "Attività
culturali e ricreative" piena come un uovo, con almeno cento
persone dentro e altrettante fuori, i militanti e gli iscritti hanno
prima ascoltato e poi si sono scatenati. Davanti a loro le tre
parlamentari di Marca: la senatrice Laura Puppato e le deputate
Simonetta Rubinato e Floriana Casellato. A moderare il segretario
provinciale. Si parte e Roberto Grigoletto preferisce limitarsi a
poche parole per lasciare spazio a quello che tutti vogliono sentire:
la cronaca del suicidio più spettacolare della politica italiana;
quello del Pd durante l'elezione del Presidente della
Repubblica.
La
Casellato bada al sodo e pochissimo alla forma. È durissima. Parla
di tradimento puntando il dito verso quei parlamentari che hanno
impallinato Romano Prodi - «tra cui anche qualche veneto» come
sottolinea con stizza la Rubinato - senza rispettare le decisioni
prese, all'unanimità, dal partito. «Se viene a mancare il principio
di maggioranza è la fine - ammonisce la Casellato -. A Roma ho visto
troppi nostri parlamentari del tutto simili a quelli di Grillo.
Troppe persone, quando si parlava di votare Marini, intente a
messaggiare con chi era a casa o a rincorrere i giornalisti. Ho
sentito parlamentari dire: "devo rispondere agli elettori delle
primarie". In quel momento ho capito che Marini non sarebbe
passato e che sarebbe finita in tragedia».
Mentre
la Casellato parla la platea si scalda. E il brusio di fondo sale
quando si tocca il
caso di Prodi e dei traditori. Un vero nervo scoperto: «Trattarlo in
quel modo! L'hanno fatta grossa». Poi il monito: «C'è Letta: chi
non sosterrà il nuovo governo dovrà andare fuori dal partito».
Applausi convinti.
La
Rubinato rivendica la libertà del dissenso da non confondere con
quella di tradire. Racconta
della tribolata assemblea su Marini e ammette le perplessità di
tanti: «Mi ha telefonato anche Manildo per dirmi dei dubbi del
territorio su Marini». Per Prodi invece parla di «voto vigliacco»
da parte di quei 101 che prima danno il loro appoggio e poi lo
ritirano in aula.
La
Puppato, accolta in sala da un isolato e ironico «Viva Grillo»,
invece batte sul tasto che per rinnovare, vista la situazione emersa
dalle elezioni, sarebbe stato necessario trattare comunque con il
Movimento 5 Stelle: «Adesso, con Berlusconi, che rinnovamento ci
potrà essere?». Poi gli interventi: tanti, tantissimi. Per tre ore
rimbalzano accuse, sfoghi e richieste. La base non vuole più le
primarie ma veri congressi dove decidere classe dirigente e
candidati: tutto pur di evitare altre vergogne.
«Perché – chiude fra gli applausi dopo la mezzanotte una
militante storica -
siamo noi che ci mettiamo la faccia ogni giorno». Il Pd di Treviso
vuole ripartire da qui.
IL
RETROSCENA - Laura
racconta:«Io pontiera fra Bersani e Rodotà»
TREVISO
- (P. Cal.) Laura Puppato rivela un retroscena: è stata lei, su
mandato di Bersani e della segreteria nazionale del Pd, a trattare
con Rodotà, a tentare di convincerlo a fare un passo indietro in
modo da spostare i voti del Movimento 5 Stelle su Prodi. È stata a
un passo dal successo ma poi ha dovuto desistere. Sul Movimento 5
Stelle ammette: «Quella di Grillo è praticamente una setta dove
regna il terrore. Per incontrare i loro parlamentari dovevamo
incontrarci di notte rasentando i muri». Ma il suo racconto si
concentra su Rodotà. La vigilia del voto in aula su Prodi la passa
al telefono. «Alle 11,30 di mattina - racconta - chiamo Rodotà
chiedendogli cosa pensasse di Prodi. Mi dice che è forse la persona
che stima di più in Italia e conferma che sta valutando la
possibilità di fare un passo indietro. Mi dice: mi ritiro e mi
pronuncio per lui. Però prima devo parlare con una delegazione del 5
Stelle che vedrò nel pomeriggio». La Puppato a quel punto torna da
Bersani moderatamente fiduciosa: «Sinceramente pensavo che le cose
si potessero sistemare». Alle 13,30 la doccia fredda: «Mi chiama
Rodotà e mi dice che non si ritira più, che l'insistenza del
Movimento 5 Stelle è forte, che c'è anche un pizzico di ambizione
personale e che, soprattutto, nessun altro del Pd si è fatto sentire
con lui». Poi il tracollo: il voto in aula, il siluramento di Prodi
e il tradimento dei 101.
«Una
vicenda gravissima – conclude la Puppato - . Pensare che adesso
Napolitano, a quasi 90 anni, debba correre ancora è il fallimento
della politica».
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