La nostra storia ci dice che siamo il paese europeo che, a confronto con gli altri più importanti, ha più spesso e più profondamente sofferto dell'instabilità politica (circa 60 governi dal 48 in poi contro i 22 della Germania, solo per fare un esempio). A noi sembra difficile negare che in questo il bicameralismo paritario (cioè la presenza di due camere con gli stessi poteri, in particolare quello di votare la fiducia al governo) abbia avuto la sua parte. La riforma affronta questo e una serie di altri punti nel tentativo di rendere più efficace la rappresentanza.
Sull'idea
che ci sia una crisi della democrazia e che i sistemi politici
debbano sempre tenere viva la preoccupazione per il loro
funzionamento tutti sono d'accordo. Poi però, quando un progetto di
riforma va in porto - dopo molte revisioni e discussioni e con il
contributo di molte voci e orientamenti – da più parti si grida
alla catastrofe e all'alto tradimento. Il dissenso è legittimo, la
discussione è necessaria. Ma che ci siano dietro alla riforma
intenzioni autoritarie e non la volontà di migliorare in modo
sostanziale il funzionamento del nostro sistema politico a noi pare
semplicemente falso. Cercheremo di spiegarlo grazie alla presenza
competente e autorevole di ALESSANDRO NACCARATO, padovano, deputato
PD e componente la I commissione Affari costituzionali,
Appuntamento
a tutti venerdì 14 sera alle 20.30 nella sala di palazzo Moro
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RispondiEliminaCi possono essere molte ragioni dietro alla storica instabilità dei governi dell'epoca repubblicana, tra cui possiamo considerare - per esempio - la tradizione trasformistica, accentuata dalla presenza al potere ininterrotta della Democrazia Cristiana per quarant'anni. E' anche vero però che proprio la distorsione dell'azione legislativa favorita dalle tendenze clientelari e trasformistiche è stata certamente una causa di instabilità anche prima dell'89. Dopo l'89 a questo fattore si sono aggiunte le maggioranze diverse (o diversamente consistenti) tra camera e senato. Possiamo anche dire che se ci fossero state maggioranze solide e omogenee tra camera e senato il bicameralismo perfetto sarebbe stato un problema minore o non sarebbe stato un problema, ma questo semplicemente non accadeva e le due camere accentuavano le difficoltà con le sequenze di emendamenti e l'andirivieni delle leggi da un'assemblea all'altra. Invece pensare che con una camera sola che vota la fiducia sarà più facile avere maggioranze coese e governi stabili mi sembra perfettamente logico. Non vedo quindi la disonestà. E tra l'altro, direi che quando si dà del disonesto agli altri, anche solo sul piano intellettuale, ci si potrebbe firmare. Sandro Battel
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RispondiEliminaLa tesi secondo cui una camera correggeva l'altra anzichè rallentarla l'ho già sentita, ma legare la qualità delle leggi al numero delle camere (anzichè al livello della classe dirigente) mi pare - questo sì - strumentale. Più camere abbiamo migliori saranno le leggi? Per il resto è esattamente il cambiamento complessivo del quadro politico, dalla fine della guerra fredda, che rende non solo praticabile ma opportuna la fine del bicameralismo paritario, come in tutte le grandi democrazie europee. Non vedo le ragioni per cui il nuovo meccanismo legislativo dovrebbe essere peggiore del vecchio, anzi. Quello al voto clientelare era solo un riferimento storico, non ho detto che la riforma eliminerà il clientelismo. D'altra parte la scelta dei capilista bloccati non è un aspetto della riforma, ma della legge elettorale, che non è direttamente in questione, ed è stato il frutto di un compromesso determinato dall'accordo con una parte del cdx che poi si è sfilata per ritorsione dopo l'elezione dell'attuale presidente della repubblica. Naturalmente non è un aspetto della legge elettorale che mi piaccia, ma per il PD che da anni fa le primarie tutte le volte che può (o che serve) la preoccupazione io non ce l'ho. Se ci fosse una maggioranza in grado di modificare questo aspetto della legge elettorale, ben venga. Ma non la vedo.
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