di
Remo Rinaldin
Decreto
dignità, pensioni quota 100, reddito di cittadinanza, legittima
difesa, etc: leggi populiste e sovraniste a targa alterna Di Maio o
Salvini. Quest’ultimo, alle elezioni prometteva di rimpatriare
immediatamente 650.000 migranti; una volta al Viminale, ignorando la
promessa per manifesta impotenza, decideva di buttar fuori dai centri
tutti gli immigrati/rifugiati, che oggi vagabondano senza meta nelle
nostre piazze e stazioni.
A
turno i diarchi, come fossero al tiro al bersaglio, sparano
provvedimenti per vedere chi guadagna più voti. Ma come alla
roulette, si può vincere o perdere. Le elezioni regionali in
Sardegna ne sono il paradigma. Sotto questo cielo è avvilente
constatare come la maggioranza parlamentare non legiferi con coerenza
e sovranità, ma sia piegata alla mercé di due padroni.
La
macchina giallo-verde a propulsione ibrida continua a correre, ma non
c’è nessuno al volante, come afferma nel suo libro Carlo Calenda.
Di questo passo, prima o dopo l’Italia va a sbattere, e lo dice
anche il Comandante Di Falco, neosenatore ma già espulso dal M5S. E
ormai tanti pensano che gli Italiani devono preoccuparsi, perché è
meglio prevenire che curare.
In
un grande Paese, postmoderno e postindustriale come l’Italia,
quando all’affermazione elettorale non corrisponde una ‘governance’
efficace, il popolo ha il diritto/dovere di costruire un’alternativa,
di cui il partito democratico vuol essere il perno.
Il
rating dell’Italia è come quello della Colombia o della Namibia:
nonostante la denuncia di media, partiti, sindacati, confindustria,
di comunità europea e BCE, nessuno al governo sembra preoccuparsene,
fiducioso solo nel consenso virtuale dei sondaggi elettorali. Viviamo
certo in un tempo in cui spopolano i sacri precetti del liberalismo:
1) il consumatore ha sempre ragione 2) la bellezza risiede
nell’occhio di chi osserva, 3) l’elettore sa cosa è meglio. A
proposito: l’elettore M5S ha votato un programma alternativo alla
Lega così come l’elettore di Salvini, ci si può chiedere allora
se il voto abbia ancora il valore etico-politico di quando è stato
espresso. Staremo a vedere gli avvenimenti...!
In
momenti come questi abbiamo bisogno di rinsaldare la fiducia nel
sistema democratico, abbiamo bisogno di riavviare la crescita,
aumentando gli investimenti, le opere pubbliche e i posti di lavoro.
Partecipare
alle primarie PD significa per l’immediato rafforzare la vigilanza
sul governo, domani sostenere un programma di governo, che affronti
le emergenze del Paese:
1
– per
gli ultimi: accrescere
i livelli di istruzione e formazione, prevedere il salario minimo,
aumentare l’assegno di formazione e di inclusione, assicurare
assistenza a malati, disabili e alle famiglie povere;
2
– politica
estera: ricollocare
l’Italia nell’alveo delle democrazie liberali dell’Europa e
dell’alleanza atlantica. E’ grottesco che il regime illiberale di
Putin venga additato da Salvini e Berlusconi come modello politico e
morale per l’Italia, anche se la Russia resta un partner
commerciale strategico;
3
– per
la crescita:
taglio degli sprechi, un potente piano Marshall di investimenti
privati e pubblici per consolidare la vocazione manifatturiera e
tecnologica italiana, promuovere la formazione dei disoccupati o di
quelli in cerca di lavoro presso la stessa azienda che intende
assumerli. Il reddito di cittadinanza è una misura assistenziale che
incrementa il debito pubblico e non crea sviluppo e posti di lavoro
come dice il governo. A che servono 6.000 navigator, da assumere come
consulenti da un’agenzia privata per governare il reddito di
cittadinanza, quando internet consente di spedire in tempo reale il
curriculum professionale alle aziende, che quindi possono procedere
all’assunzione o alla formazione preventiva..?
Col
vostro
voto potete scegliere tra i candidati alla segreteria del PD, ognuno
voti secondo le proprie convinzioni. E’ meglio tuttavia lasciar
perdere vecchi ideologismi e pretese di superiorità morale o di
egemonia culturale. Il partito democratico può tornare a vincere se
si apre con umiltà alla società civile.
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