martedì 30 aprile 2013

CASELLATO PUPPATO RUBINATO RISPONDONO ALLA BASE: L'INCONTRO DI MASERADA CON LE TRE PARLAMENTARI DEL PD

Riportiamo il resoconto del Gazzettino del 26 aprile scorso sull'incontro di Maserada tra le tre parlamentari trevigiane e il direttivo provinciale e i segretari di circolo del PD. Personalmente, a differenza di chi ha scritto l'articolo, non direi che le primarie siano emerse come problema principale e che rispetto ad esse si sia manifestato un netto rifiuto. Comunque leggete da voi, ne potremo parlare con chi ci sarà mercoledì 8 sera.
E la base urlò: «Basta primarie»
Marini silurato e Prodi tradito: Rubinato, Casellato e Puppato costrette a difendersi
RESA DEI CONTI NEL PD - Partito in mille pezzi sul voto per il Quirinale: faccia a faccia fra la base e le tre parlamentari

Dalla serata della rabbia e dell'orgoglio ferito esce un messaggio piuttosto chiaro: basta primarie. La base del Pd trevigiano non le vuole più. Mercoledì a Maserada, in una sala "Attività culturali e ricreative" piena come un uovo, con almeno cento persone dentro e altrettante fuori, i militanti e gli iscritti hanno prima ascoltato e poi si sono scatenati. Davanti a loro le tre parlamentari di Marca: la senatrice Laura Puppato e le deputate Simonetta Rubinato e Floriana Casellato. A moderare il segretario provinciale. Si parte e Roberto Grigoletto preferisce limitarsi a poche parole per lasciare spazio a quello che tutti vogliono sentire: la cronaca del suicidio più spettacolare della politica italiana; quello del Pd durante l'elezione del Presidente della Repubblica.
La Casellato bada al sodo e pochissimo alla forma. È durissima. Parla di tradimento puntando il dito verso quei parlamentari che hanno impallinato Romano Prodi - «tra cui anche qualche veneto» come sottolinea con stizza la Rubinato - senza rispettare le decisioni prese, all'unanimità, dal partito. «Se viene a mancare il principio di maggioranza è la fine - ammonisce la Casellato -. A Roma ho visto troppi nostri parlamentari del tutto simili a quelli di Grillo. Troppe persone, quando si parlava di votare Marini, intente a messaggiare con chi era a casa o a rincorrere i giornalisti. Ho sentito parlamentari dire: "devo rispondere agli elettori delle primarie". In quel momento ho capito che Marini non sarebbe passato e che sarebbe finita in tragedia».
Mentre la Casellato parla la platea si scalda. E il brusio di fondo sale quando si tocca il caso di Prodi e dei traditori. Un vero nervo scoperto: «Trattarlo in quel modo! L'hanno fatta grossa». Poi il monito: «C'è Letta: chi non sosterrà il nuovo governo dovrà andare fuori dal partito». Applausi convinti.
La Rubinato rivendica la libertà del dissenso da non confondere con quella di tradire. Racconta della tribolata assemblea su Marini e ammette le perplessità di tanti: «Mi ha telefonato anche Manildo per dirmi dei dubbi del territorio su Marini». Per Prodi invece parla di «voto vigliacco» da parte di quei 101 che prima danno il loro appoggio e poi lo ritirano in aula.
La Puppato, accolta in sala da un isolato e ironico «Viva Grillo», invece batte sul tasto che per rinnovare, vista la situazione emersa dalle elezioni, sarebbe stato necessario trattare comunque con il Movimento 5 Stelle: «Adesso, con Berlusconi, che rinnovamento ci potrà essere?». Poi gli interventi: tanti, tantissimi. Per tre ore rimbalzano accuse, sfoghi e richieste. La base non vuole più le primarie ma veri congressi dove decidere classe dirigente e candidati: tutto pur di evitare altre vergogne. «Perché – chiude fra gli applausi dopo la mezzanotte una militante storica - siamo noi che ci mettiamo la faccia ogni giorno». Il Pd di Treviso vuole ripartire da qui.

IL RETROSCENA - Laura racconta:«Io pontiera fra Bersani e Rodotà»
TREVISO - (P. Cal.) Laura Puppato rivela un retroscena: è stata lei, su mandato di Bersani e della segreteria nazionale del Pd, a trattare con Rodotà, a tentare di convincerlo a fare un passo indietro in modo da spostare i voti del Movimento 5 Stelle su Prodi. È stata a un passo dal successo ma poi ha dovuto desistere. Sul Movimento 5 Stelle ammette: «Quella di Grillo è praticamente una setta dove regna il terrore. Per incontrare i loro parlamentari dovevamo incontrarci di notte rasentando i muri». Ma il suo racconto si concentra su Rodotà. La vigilia del voto in aula su Prodi la passa al telefono. «Alle 11,30 di mattina - racconta - chiamo Rodotà chiedendogli cosa pensasse di Prodi. Mi dice che è forse la persona che stima di più in Italia e conferma che sta valutando la possibilità di fare un passo indietro. Mi dice: mi ritiro e mi pronuncio per lui. Però prima devo parlare con una delegazione del 5 Stelle che vedrò nel pomeriggio». La Puppato a quel punto torna da Bersani moderatamente fiduciosa: «Sinceramente pensavo che le cose si potessero sistemare». Alle 13,30 la doccia fredda: «Mi chiama Rodotà e mi dice che non si ritira più, che l'insistenza del Movimento 5 Stelle è forte, che c'è anche un pizzico di ambizione personale e che, soprattutto, nessun altro del Pd si è fatto sentire con lui». Poi il tracollo: il voto in aula, il siluramento di Prodi e il tradimento dei 101.
«Una vicenda gravissima – conclude la Puppato - . Pensare che adesso Napolitano, a quasi 90 anni, debba correre ancora è il fallimento della politica».

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