Di fronte alla durezza delle
accuse che alcuni tra i principali dirigenti del PD trevigiano si sono
scambiati in questi giorni è difficile non sentirsi perplessi, magari smarriti.
Si fa mente locale e si recupera
il ricordo delle occasioni in cui si era rimasti ottimamente impressionati
dalla serietà e dalla concretezza di Enrico Quarello, segretario provinciale,
come ci si era in altre circostanze compiaciuti di quanto fosse brava e
competente Laura Puppato, capogruppo regionale. E allora diventa ancora più
grande lo stupore di fronte al fatto che due personaggi del genere (con accanto
da una parte e dall’altra altri nomi importanti del PD provinciale, come Floriana
Casellato, sindaco di Maserada e candidato PD alle provinciali, o Simonetta
Rubinato, senatrice e sindaco di Roncade) capaci di suscitare fiducia e di
catturare l’attenzione anche di chi di solito non vota PD, abbiano fatto “volare
gli stracci” pubblicamente, creando una situazione di divisione probabilmente difficile
da ricomporre. Il dissenso e la discussione sono fisiologici e utili in sé, ma
è chiaro che scavare distanze poi difficili da recuperare può creare rotture
pericolose, rispetto alle quali non è per niente consolante considerare che in
altri partiti succede a volte di peggio anche per motivi meno giustificabili.
Cos’è successo? Riassunto sommario e certamente incompleto: Quarello, sostenuto da alcuni sindaci e amministratori locali del PD, ha cercato di sfruttare la divisione attuale tra PDL e Lega accordandosi con quest’ultima (nella persona di Toni Da Re, sindaco di Vittorio Veneto e segretario provinciale leghista) per “portare al PD” un incarico prestigioso e soprattutto importante sul piano economico per le amministrazioni comunali: l’ingresso nel CdA di ASCOPIAVE, la grande società di produzione e distribuzione di energia a partecipazione pubblica. Ma così facendo si è esposto alle obiezioni di chi ha considerato l’operazione poco trasparente, sia perché l’incarico è andato allo stesso Quarello (figura certamente adatta per le competenze, ma che, si osserva, non avrebbe dovuto trattare per ottenere lui stesso il posto), sia perché, si sostiene, il sostegno degli amministratori locali del Pd non era veramente solido e unanime, sia ancora perché si tratta di un ruolo incompatibile con la segreteria provinciale (che Quarello aveva subito detto di voler comunque lasciare, anche se poi pare che ora le dimissioni non siano più così sicure…).
Questione complicata, che purtroppo conosciamo anche per esperienza diretta e che sembra girare attorno a un vecchio problema: si fa meglio l’opposizione accettando di collaborare alla gestione amministrativa quando se ne presenta l’occasione, in modo da dimostrare competenza e senso di responsabilità, oppure è meglio starne fuori e svolgere il proprio ruolo solo attraverso la critica e il controllo (magari anche la proposta), senza condividere responsabilità che a volte sono l’anticamera del compromesso e della politica di basso profilo? E la risposta a questa domanda è sempre la stessa o cambia nelle diverse situazioni?
Non risponderemo qui. Per chiarirci le idee riportiamo
invece il link alla lettera di Floriana Casellato, che ha sostenuto e difende
la scelta di Quarello (Lettera_Casellato) ma
anche il link all’articolo dello storico Daniele Ceschin (Tribuna, 20/2 Articolo_Ceschin) che è piuttosto critico verso il
segretario. E poi potremo incontrare Quarello venerdì sera in sede PD di Via
Mosaici e chiedergli informazioni ma anche esprimere perplessità.
Non sembra un momento felice e la situazione non si presenta facile, ma proprio per questo vale la pena di esserci (ab).
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