di
Sandro Battel
Mi
capita in questi giorni di parlare con amici e conoscenti che
so che potrebbero essere elettori del PD (o sono stati e sono
elettori del PD, o addirittura in qualche caso – pochi - sono
iscritti al PD) che mi dicono che però non andranno a votare per le
primarie.
A volte ci sono ragioni legate a difficoltà oggettive, che si possono comprendere, ma a volte non ci sono ragioni precise, solo l'indecisione o un po' di sfiducia o disinteresse generale per la politica.
A volte ci sono ragioni legate a difficoltà oggettive, che si possono comprendere, ma a volte non ci sono ragioni precise, solo l'indecisione o un po' di sfiducia o disinteresse generale per la politica.
D'accordo,
non sono tempi in cui si trova facilmente qualcosa di cui essere
entusiasti, ma credo che la storia degli ultimi anni ci abbia
dimostrato che a star fuori quando si può dare almeno un contributo
minimo si rischia poi di aver torto e di mangiarsi le mani. Certo, le
cose non sono andate e non vanno esattamente come tutti noi avremmo
sperato, ma a me sembra sempre che tra le ragioni di questa
situazione non ci siano solo gli errori commessi da chi aveva delle
responsabilità (e di errori ne sono stati commessi, lo sappiamo, oh
se lo sappiamo...), ma anche il fatto che tanti di noi, forse tutti
in qualche misura, al momento di agire abbiamo fatto mezzo passo
indietro, non abbiamo fatto quel poco in più che potevamo fare e che
magari avrebbe cambiato le cose.
So
che l'appello al senso di responsabilità non può essere ripetuto
mille volte. Ma se viene da chi continua a cercare di essere
responsabile e di dimostrare che le cose si possono fare e si possono
cambiare, può ancora – credo - servire a qualcosa: in fin dei
conti so di rivolgermi a persone che il loro senso di responsabilità
lo dimostrano tutti i giorni facendo bene il loro lavoro, assumendosi
incarichi e compiti a volte difficili ai quali non sarebbero tenuti,
correndo dietro a mille cose per tenere tutto insieme, facendo sempre
un po' di più di quello che è il loro dovere in senso stretto,
perchè sanno che è solo così che le cose funzionano.
Questo
è il primo pensiero che mi fa andare avanti e continuare ad avere
fiducia: la gente seria e brava che conosco è tanta, piena di
volontà e capace di inventarsi soluzioni bellissime a problemi
apparentemente irrisolvibili. Per questo faccio tutto quello di cui
sono capace per far capire che anche nel campo della politica la
speranza poggia i piedi sulla pazienza, sul lavoro costante. Penso
sempre che tutta questa gente brava e seria dovrebbe riuscire a
mettersi insieme e cambiare le cose.
Quindi:
per realizzare questo cambiamento c'è un posto diverso dal PD oggi
in Italia? Non mi pare. Non torno neanche sulle mille ragioni per cui
l'Italia come la vorremmo non la può realizzare né Berlusca né
Grillo. Torno invece sui difetti del PD che ci sono e ci sono stati
ma sui quali mi sento tranquillamente in grado di dire che IN OGNI
CASO DA DOMANI SI CAMBIA. Le primarie di domenica servono esattamente
a questo: il rinnovamento ci sarà COMUNQUE e sarà profondo e per
certi aspetti definitivo, gran parte della “vecchia” classe
dirigente del partito dovrà spostarsi in seconda o terza linea. Non
vedo perchè aspettare e stare a vedere come va invece di esserci e
scegliere chi sostenere con il proprio voto. Civati, Cuperlo e
Renzi, i tre candidati all'incarico di Segretario nazionale (e, non
dimentichiamolo, di candidato premier) sono tre uomini di
valore, che – non ho dubbi - meritano stima e fiducia e che
rappresentano posizioni e prospettive diverse sulla base di un
insieme di convinzioni e obiettivi comuni (leggete le mozioni e
vedrete quanti elementi simili ci sono, al di là delle differenze,
ovviamente molto importanti). Sono convinto che anche questo è un
passaggio che ci permetterà domani di avere possibilità prospettive
e speranze e che per questo non dobbiamo mancarlo. Andiamo a votare,
comunque.
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