Perequazione,
sperequazione e danno ambientale: domande sul caso del supermercato
di Rustignè
di
Giuseppe
Zago
E anche
ammesso che fosse necessario, quali misure si dovevano prevedere per
rendere meno pesante per gli abitanti della zona l'impatto di un
nuovo fabbricato così grande e destinato a consumare parecchia
energia? Credo che se si fossero fatti bene i conti la scelta sarebbe
stata diversa: si doveva decidere di non costruire il supermercato o,
comunque, lo si doveva studiare in anticipo investendo nella progettazione
quanto serviva a non farne un gigantesco elemento scatolare calato in
mezzo alla campagna con l'inevitabile effetto di aver reso invivibile la zona a chi la
abita da anni.
A
Oderzo si usano le cosiddette perequazioni per portare nelle
casse del Comune le risorse necessarie a realizzare opere per cui non
ci sono altri finanziamenti. Ma è sbagliato: non solo è stato un
errore, come ha rilevato il Consiglio di Stato che ha condannato
l'Amministrazione Comunale, realizzare il parcheggio del Foro Boario
vecchio (un intervento tra l'altro evidentemente molto discutibile
anche in sé) con le risorse di chi ha costruito il supermercato di
Rustignè. Il punto è che le risorse ricavate in perequazione
dovrebbero servire a inserire meglio i nuovi interventi nel tessuto
urbano e sociale e a renderli compatibili con la vita dei cittadini.
Da
tecnico ho analizzato con attenzione il caso del supermercato di
Rustignè in alcuni aspetti essenziali e sono arrivato a delle
conclusioni che propongo come obiezioni alle scelte
dell'Amministrazione Comunale. Le trovate in un
breve studio allegato a questo post,
ma le sintetizzo tralasciando i dati
tecnici e riportando la sostanza del ragionamento:
a
– A Oderzo quel supermercato non serviva.
Valutando le aree di attrazione di un centro commerciale, l'entità
della popolazione di Oderzo e gli incassi di cui una struttura simile
ha bisogno per restare in attivo, appare abbastanza chiaro che il
supermercato di Rustignè o è destinato a non durare o, se avrà
successo, a determinare la chiusura di un altro centro commerciale.
C'è il rischio che, in caso di
chiusura, in futuro il fabbricato cambi attività facendo venir meno
la già dubbia convenienza di un servizio di vendita di alimentari
per i residenti. Era meglio conservare all'area la destinazione
residenziale.
b – L'intervento
danneggia pesantemente gli abitanti dell'area svalutando tutti
gli immobili e determinando un peggioramento generale delle
condizioni di vita. Per prima cosa l'Amministrazione doveva pensare a
minimizzare l'impatto negativo dell'intervento verificando che la
progettazione adottasse tutti i sistemi (illuminazione,
climatizzazione, riscaldamento, rifiuti...) per rendere sostenibili
il fabbricato e la sua gestione e ridurre i disagi per gli abitanti
del quartiere. Lo ha fatto? Ci piacerebbe saperlo.
Alle
mie domande dovranno rispondere i politici che ci amministrano, ma
credo sia giunto il momento di dire basta ai pasticci irreversibili.
L’attenzione verso i diritti del cittadino e la tutela
dell’ambiente devono essere prioritari se non vogliamo trovarci
ancora a discutere di cementificazione, di immobili industriali
vuoti, di edifici abbandonati, di scarico continuo delle
responsabilità, di totale indifferenza verso i problemi quando
questi non toccano gli interessi personali.
E' cambiata l'orchestra ma i suonatori sono sempre quelli? Mi sa proprio di si! Ricordate il cosiddetto Prusst? Quella volta avevano fatto passare un progetto di Centro Commerciale per un Piano di Recupero Socio Sostenibile del Territorio....!!!
RispondiEliminacaro Walter te consiglie de informarte ben prima de sparar sentense!!!! Bruno
EliminaMi pare che qualcuno (Il nostro "bravo" vicesindaco) abbia la coda di paglia....
RispondiEliminaQuando non si leggono i punti di domanda vuol dire che c'è mala fede. Speriamo solo quella.... Altro che sentenze!