Eugenio Luzzu pone il problema del bilancio del foro Boario di Oderzo: un mercato del bestiame che serve tutto il territorio e che ha bisogno di sostegno economico. Qui sotto il suo intervento in Consiglio Comunale ripreso dal Gazzettino del 5 aprile e dalla tribuna del 9 aprile
L’APPELLO
Il capogruppo del Pd: «I conti non tornano»
Luzzu pungola la
maggioranza e "chiama" gli altri Comuni
Foro
boario in rosso: «Serve
un aiuto»
Gazzettino,
5 aprile 2015
ODERZO
- «Cari comuni del territorio, dateci una mano a
sostenere il mercato del bestiame». È questo, in sostanza,
l'appello che ha rivolto Eugenio Luzzu, capogruppo del Partito
Democratico, al territorio dell'Opitergino-Mottense. Perché il
mercato agricolo opitergino, oggi primo in Veneto per contrattazioni
(un tempo era secondo solo a Vicenza), non rende al comune opitergino
il becco di un quattrino, anzi di soldi bisogna tirarne fuori per
mantenerlo.
Mentre
esso è frequentato da allevatori e commercianti che giungono non
solo da Oderzo, bensì da tutto il territorio circostante oltre che
da fuori regione. Durante la discussione del consiglio comunale per
l'approvazione del bilancio, Eugenio Luzzu ha fatto notare come il
mercato sia una voce in perdita. «Ci costa circa 60mila euro l'anno
- ha evidenziato – per contro ne incassiamo circa 30mila». Si
tratta di spese vive: manutenzione, lavaggio degli automezzi, pulizia
dell'area, spese per il funzionamento del salone contrattazioni.
Insomma
tutto ciò che serve a garantire l'operatività del mercato. «È un
mercato importante - ha aggiunto Eugenio Luzzu - perché oltre alle
contrattazioni per la compravendita del bestiame, ci sono la "borsa"
dei cereali e quella dei foraggi». Insomma i prezzi contrattati a
Oderzo fanno da riferimento per innumerevoli altri scambi in tutta la
provincia e oltre. Viste le risorse sempre più esigue con le quali
gli amministratori si trovano a fare i conti, Eugenio Luzzu ha
sollecitato la maggioranza a
intervenire
presso gli altri comuni dell'Opitergino-Mottense. Perchè Oderzo è
sede dell'Ipa, l'Intesa programmatica d'area. Un organismo, del quale
è presidente il sindaco Pietro Dalla Libera, che vede i 14 sindaci
lavorare assieme - di recente infatti ha aderito pure il comune di
Salgareda, prima assente - riuscendo a portare a casa discrete
sommette. Un esempio: circa 500 mila euro per realizzare il percorso
del GiraMonticano. Eppoi di recente altre somme ragguardevoli per la
nuova piazza San Rocco a Motta e piazza Marco d'Aviano a San Polo.
Andando assieme uniti nei confronti della Regione Veneto è più
semplice, per il suo tramite, accedere ai fondi dell'Unione Europea.
Una proposta senza dubbio interessante questa di Luzzu. Per sostenere
un'iniziativa, com'è appunto quella del mercato agricolo, che da
secoli è nella tradizione di Oderzo.
Tribuna
9 aprile
«Salviamo
il Foro boario» Oderzo chiede aiuto all’Ue
È
l’ultimo mercato del bestiame del Veneto e fu fondato nel 1233,ma è
in rosso
Unicarve:
«Va conservato. Oltre all’Europa chiedete sostegno alla Regione»
Il
mercato del bestiame di Oderzo, l’unico rimasto nel Veneto, non
deve chiudere. Ma il rischio lo corre: la spesa è il doppio
dell’incasso. Però nonostante i tempi siano cambiati ed al Foro
boario siano ormai pochissimi i capi di bestiame presenti, politici
ed amministratori ritengono che debba restare aperto, anche
ricorrendo a finanziamenti europei e regionali. Al Foro boario di
Oderzo resta importante la borsa del fieno e dei cereali. L’annoso
problema della sopravvivenza del mercato è stata riproposta in
consiglio comunale dal consigliere Pd Eugenio Luzzu: «Il mercato del
bestiame ci costa 60mila euro all’anno, e ne incassiamo 30 mila.
Resta poco per quanto riguarda il bestiame, ma c’è la Borsa del
fieno e del grano. Facciamo intervenire l’Ipa, cerchiamo fondi
europei. Pensiamoci». I documenti parlano del mercato di Oderzo dal
lontano Medioevo, era il 1233 quando fu istituita la Fiera. Fino
ad
una ventina di anni fa il mercato dei bovini di Oderzo era il secondo
nel Veneto per il numero dei capi presenti e per le contrattazioni.
Nel 1995 l’assessore all’agricoltura Renzo Pradal ne ipotizzava
un futuro internazionale : «L’obiettivo è di potenziare il
mercato del bestiame, proiettandolo a polo di gravitazione dei
mercati dell’Est, realizzando una struttura polifunzionale, e la
borsa dei prodotti agricoli collegata con la Borsa merci di Treviso»,
disse all’epoca. La struttura polivalente è stata realizzata, ma
per il bestiame è finita un’epoca.
Il
mercato del bestiame costa il doppio di quanto incassa, ma nessuno
vuole rinunciare alla sua presenza. Giuliano Marchesin, che è
dirigente di Unicarve, l’associazione produttori di carni bovine
del Triveneto, afferma: «Sarebbe importante conoscere i dati
relativi ai costi ed agli introiti del macello. Il mercato del
bestiame va collegato all’attività del macello, anche se i due
poli hanno vite diverse. Credo che il mercato di Oderzo sia l’unico
ufficiale rimasto nel Nord Italia, insieme a quello di Carmagnola.
C’è la possibilità che intervenga l’Europa, ma perché non
tentare di accedere anche a fondi regionali, visto che in altri campi
la Regione interviene? Ritengo che tenere aperto il mercato dei
bovini a Oderzo, sia anche una questione di prestigio», conclude
Giuliano Marchesin. «Intendiamo mantenere il mercato del bestiame»,
fa presente il sindaco Pietro Dalla Libera, «anche se attualmente è
un costo. È un servizio che a nostro avviso va sicuramente
mantenuto».
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