di Sandro Battel
L’idea, anche solo l’idea, che venga in mente a qualcuno di fare del male fuori di scuola a ragazze che cominciano la giornata e aspettano di entrare, come fanno i “miei”, come li vedo fare tutte le mattine. Anche solo l’idea è insopportabile. Come si fa, come è possibile vedere in quelle ragazze un possibile nemico, o anche solo qualcuno che abbia senso colpire. Si fa fatica a pensare qualcosa di più vigliacco e non si capisce proprio a che scopo, con l’intenzione di ottenere quale risultato.
L’idea, anche solo l’idea, che venga in mente a qualcuno di fare del male fuori di scuola a ragazze che cominciano la giornata e aspettano di entrare, come fanno i “miei”, come li vedo fare tutte le mattine. Anche solo l’idea è insopportabile. Come si fa, come è possibile vedere in quelle ragazze un possibile nemico, o anche solo qualcuno che abbia senso colpire. Si fa fatica a pensare qualcosa di più vigliacco e non si capisce proprio a che scopo, con l’intenzione di ottenere quale risultato.
Paura,
probabilmente, ma paura dovunque e per chiunque, come per dire che può toccare
a tutti e che non c’è rispetto e scrupolo neanche per vite così giovani e così
totalmente innocenti di qualsiasi cosa vada oltre loro stesse. Chi può pensare
di attribuire qualche responsabilità di tipo “pubblico”, “civile” a ragazze di
sedici anni? Deve essere qualcuno che vuol far capire che non si ferma di
fronte a niente. La prima cosa che viene in mente è qualche tipo di mafia, ma
anche nell’incertezza la sensazione è comunque di schifo e pena. E di
compassione, tutta quella che si può, per la famiglia di quella ragazza che non
è tornata a casa dopo essere uscita la mattina per andare a scuola. Per quei
genitori che non si possono spiegare tutta la sofferenza che li aspetta, per
quelle amiche che devono portarsi nella memoria quella situazione. E per quelle
che sono ferite e che preghiamo che ce la facciano tutte.
E
poi la speranza che questa volta si capisca come è andata e che a qualcuno
tocchi rendere conto, come troppe volte nel nostro paese non è successo. Una
speranza che in questi tempi disordinati e rischiosi per la tenuta del nostro
mondo, sembra davvero eccessiva. Ma una speranza che proviamo a alimentare
facendo meglio che possiamo quello che abbiamo da fare. Domani mi metto a
correggere un pacco di compiti, lo farò con più attenzione del solito e mi
terrò in mente voi, ragazze. Inutile, certo, ma cosa c’è di utile in questi
casi? Si fa quello che si può. E quello che occorre.
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