di S. B.
Per una volta mi occupo di calcio, ma solo per un momento.
Del
calcio vedo bene e per prima cosa tutti i limiti e i problemi, penso
che chiunque sia dotato di un minimo di coscienza deve, in tempi come
questi e con quello che da anni succede in Italia, provare un po' di
sana diffidenza verso questo sport e il suo mondo: bosco e
sottobosco. Ma del calcio riconosco la popolarità e il peso
nell'immaginario collettivo, e naturalmente guardo con interesse e sono pronto a incoraggiare qualsiasi sviluppo positivo, qualsiasi fattore di cambiamento capace di far crescere uno spirito sportivo autentico e di cominciare a rendere più civile ed equilibrato anche l'ambiente del calcio.
nell'immaginario collettivo, e naturalmente guardo con interesse e sono pronto a incoraggiare qualsiasi sviluppo positivo, qualsiasi fattore di cambiamento capace di far crescere uno spirito sportivo autentico e di cominciare a rendere più civile ed equilibrato anche l'ambiente del calcio.
Per
questo, al di là degli aspetti strettamente sportivi, mi fa piacere
che l'Italia di Prandelli abbia ottenuto dei buoni risultati e trovo
estremamente intelligente il modo in cui racconta il proprio lavoro e
spiega il proprio successo. Prandelli sostiene e trasmette l'idea che
si ottengono risultati solo programmando per tempo e con
lungimiranza, lavorando con costanza e costruendo un sistema in cui
questa sia la norma. Ha saputo, anziché affidarsi al puro genio e al
talento naturale, come spesso tendiamo a fare nel nostro modo
tradizionale, pigro e opportunistico, mettere le capacità di
giocatori spesso ritenuti incontrollabili e irrimediabilmente
eccentrici al servizio del gruppo. Ha valutato tutti i risultati,
compresa la pesante sconfitta finale, collocandoli in una prospettiva
più ampia e mostrando di essere consapevole del ruolo esemplare e in
un certo senso simbolico che il calcio e la nazionale giocano
rispetto alla mentalità corrente, tanto più delicato in questo
momento di grossa difficoltà per noi sia sul piano politico e
istituzionale sia economico. Tutto questo in una squadra che ha
lasciato a casa un paio di giocatori perchè coinvolti negli scandali
e il cui portiere e capitano, uno dei simboli del nostro calcio,
rivendica il diritto di bruciarsi un milione scommettendo sul calcio
dal tabacchino sotto casa.
Prima
dei campionati si sentiva dire in giro: “Avvertite i nostri
giocatori che Euro 2012 non è il prezzo di una partita...” Adesso
per fortuna abbiamo da leggere le parole sensate e non banali (tratte
dalla conferenza stampa tenuta dopo la finale) di uno dei non
moltissimi protagonisti del nostro calcio che sono indiscutibilmente
degli esseri umani. Avrà successo? Porterà altri risultati? Spero
anche di sì. Ma non mi interessa più di tanto: mi basta e avanza il
fatto che pare davvero una persona civile. Leggete qui sotto.
P.S.
A proposito di equilibrio, di persone civili e sensate: questo link vi collega agli
estratti della cronaca della finale su Radio padania libera, in cui i
cronisti tifano Spagna con grande animosità. Merita di essere
sentito, a proposito dello sport come fattore di civiltà...
Così
parlò Prandelli...
Cambiamento
e correttezza
-
Forse potete dire di essere orgogliosi di questa Italia [...] abbiamo
giocato un calcio propositivo, una squadra corretta che non ha mai
creato polemiche. Complimenti da parte di tutti. La panchina si
alzava e andava sempre a salutare l'altra panchina: abbiamo sorpreso
anche in questo senso.
Spesso
il calcio è un veicolo per cambiare, noi siamo un Paese vecchio con
tante cose da cambiare: dobbiamo avere il coraggio di cambiare. Noi
lo abbiamo avuto, il risultato non deve essere condizionante per una
idea. Questo è l'aspetto che mi preoccupa, avere la forza di
crederci. Poi troveremo sempre difficoltà. Due anni fa dicevate:
come farà questa squadra a qualificarsi? Abbiamo fatto, costruito
una nazionale con mentalità di club. Dobbiamo perseguire un'idea
senza farci condizionare dal risultato.
Prima
l'equilibrio, poi la vittoria
-
La
vittoria avrebbe fatto bene a tutti ma perdere l'equilibrio a tanti.
Ci vuole tempo per arrivare alla continuità, se vogliamo rinnovare
dobbiamo farlo per lungo tempo e non vivere per un risultato. Forse
non siamo ancora pronti a vincere e quando lo saremo saremo pronti
per rivincere, altrimenti avremo sempre picchi e anni bui.
Programmare
a lungo termine, lavorare con continuità
-
Noi chiediamo di avere la possibilità di verificare ogni tanto la
crescita di questi ragazzi come sta facendo il nostro settore
giovanile che sta ottenendo ottimi risultati. Dobbiamo poterlo fare
se vogliamo creare un progetto, altrimenti che obiettivi abbiamo?
[S]e debbo fare allenamenti ogni 3-8 mesi non so se sono all'altezza.
Sono una persona di campo, non un politico o un burocrate e posso far
crescere questo movimento solo lavorando in questo modo.
-
Sono sincero quando parlo di progettualità, ho rispetto per la Figc,
noi abbiamo la voglia di costruire qualcosa, ma se tra sei mesi i
problemi non saranno risolti, se devo allenare una squadra che in
otto mesi fa due allenamenti una riflessione la farò.
Essere
generosi, avere uno spirito
-
Ho lavorato con passione, con l'obiettivo di regalare qualche momento
di gioia a chi soffre veramente. Questa squadra è stata generosa, ha
mostrato di avere uno spirito. Abbiamo vissuto giornate
straordinarie, non solo in campo. Penso alla visita ad Auschwitz o ai
bambini in ospedale. Queste sono le cose importanti.
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