(Riportiamo
anche sulle pagine del blog un articolo pubblicato sul nostro foglio,
distribuito all'inizio di dicembre)
CRISI,
PRIMARIE DEL CENTROSINISTRA, ELEZIONI POLITICHE.
Quello
che ci aspetta nei prossimi mesi da un lato è molto chiaro,
dall'altro è pieno di incognite: sappiamo tutti che da una parte ci
troviamo in mezzo a una crisi economica profonda, dall'altra
assistiamo a una degenerazione dei comportamenti della classe
politica (ma anche della mentalità e del costume in generale)
rispetto alla quale è difficile trovare esempi peggiori.
Sappiamo
anche che le elezioni della prossima primavera saranno un passaggio
decisivo, che però potrebbe lasciarci con un risultato incerto, che
renderebbe difficile formare una maggioranza solida, dotata della
forza necessaria a realizzare riforme capaci di incidere su tutti e
due gli aspetti della crisi, quello economico e quello morale.
L'altissimo astensionismo e la sconfitta di molti partiti
tradizionali nei turni elettorali più recenti sono chiari segnali di
questa incertezza.
In
questo periodo il PD sembra essere l'unico importante partito
“storico” a conservare una certa credibilità presso l'opinione
pubblica, confortato nei mesi scorsi dai successi elettorali nelle
amministrative in alcune grandi città e in Sicilia. Ma è chiaro,
considerato anche l’altissimo astensionismo, che non si è trattato
di vittorie vere e proprie: molti che già avevano fiducia nel PD gli
hanno confermato il loro appoggio ma, in genere, chi oggi non si fida
più degli altri partiti non sceglie il PD come possibile
alternativa: piuttosto non vota o vota per Grillo. Anche l’ottima
partecipazione alle primarie, specialmente di questi tempi, è un
segnale positivo, del quale però non dobbiamo esagerare la portata
sapendo che l’impresa di recuperare la fiducia dei cittadini è
appena all’inizio.
Di
fronte abbiamo due sfide: dobbiamo convincere i “delusi” di
sinistra che il PD rappresenta davvero una possibilità per il
governo del paese, che saremo capaci di incidere davvero sui
drammatici problemi del presente e di cambiare le cose, anche di
fronte ai limiti a cui la situazione attuale metterà di fronte
chiunque dovrà governare. Ma dobbiamo anche convincere tutti gli
altri, molti dei quali attualmente sono altrettanto delusi, che
saremo in grado di rappresentare davvero l'interesse di tutta
l'Italia, superare il pregiudizio negativo che una parte del paese
(specialmente nel nostro territorio) nutre da sempre verso di noi.
Per
prima cosa dobbiamo ricordare l'importanza dell'azione di emergenza
del governo Monti, dura, non priva di errori, ma indispensabile.
Azione rispetto alla quale le critiche di chi ha governato fino a
poco tempo fa e ci ha portato sull'orlo del precipizio, pur potendo
contare su una maggioranza enorme in parlamento e su un potere
mediatico senza precedenti, non possono che essere in malafede. Chi,
come la Germania, ha fatto qualche anno fa dei sacrifici ragionevoli
attraverso un accordo tra le forze politiche principali, adesso è in
grado di affrontare la crisi con più serenità. Berlusconi si è
nascosto e ci ha nascosto la gravità della crisi, portandoci al
punto di dover affrontare sacrifici molto più duri, di cui adesso
porta tutta la responsabilità.
E
con lui sono responsabili i suoi alleati leghisti, che ora pretendono
di presentarsi come rinnovatori solo perché, nel momento in cui sono
emersi imbarazzanti episodi di malcostume (e non prima), si sono
liberati di un vertice in cui per anni hanno creduto ciecamente,
senza fare minimamente i conti con gli errori commessi stando nella
maggioranza di governo. Per questo non sono credibili oggi, quando
cercano di cavalcare lo scontento provocato dal rigore di Monti
accentuando i toni anti europei e anti istituzionali della loro
propaganda, anziché lavorare, come ha fatto il PD tra mille
difficoltà, per correggere l’azione del governo alla ricerca di
compromessi accettabili.
Ma
dobbiamo anche lavorare per rinnovare il PD: cancellare con la
chiarezza delle proposte e dei comportamenti le ombre gettate su di
noi da comportamenti poco limpidi che, pur essendo relativamente
marginali rispetto ad altri scandali, ci hanno amareggiato e fatto
arrabbiare non poco. E soprattutto dobbiamo far capire all'Italia che
siamo in grado di prenderci la responsabilità di governare e siamo
pronti a farlo. Le primarie hanno mostrato quanto il PD sia vitale:
una forza politica capace di presentare tre candidati di alto livello
come Bersani, Renzi e Puppato, con caratteri diversi e proposte
differenti, ma che hanno in comune serietà e capacità che ci pare
difficile trovare altrove oggi nel nostro paese. Tutto questo in un
centrosinistra in cui le figure di Vendola e Tabacci hanno saputo
rappresentare bene istanze e sensibilità che in Italia esistono e
vogliono stare assieme per proporre ai cittadini un’alternativa
credibile: per convincere chi ancora non si fida di noi che possiamo
affrontare con successo i problemi dell'Italia. Adesso la prima cosa
che chiediamo ai nostri due candidati, Bersani e Renzi, è di
guardare in primo luogo a questo obiettivo, sia prima che dopo il
ballottaggio.
Del
resto entrambi hanno dichiarato chiaramente che il giorno dopo la
conclusione delle primarie si metteranno lealmente, insieme a tutti
gli altri al servizio del candidato comune del centrosinistra.
L'obiettivo di tutti noi deve essere riformare l'Italia e uscire
dalla crisi. Lavoriamo per questo.
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