lunedì 24 dicembre 2012

PER IL PATTINAGGIO CI VUOLE EQUILIBRIO (e anche per gli altri sport...)

(Riportiamo anche sulle pagine del blog un articolo pubblicato sul nostro foglio, distribuito all'inizio di dicembre)
La gestione degli impianti sportivi
Non ci siamo stupiti quando, ai primi dello scorso ottobre, una delle due società opitergine di pattinaggio, il “Nuovo Pattinaggio Oderzo” ha messo in scena una protesta spettacolare portando i propri ragazzi e ragazze ad “allenarsi” davanti al municipio. La protesta puntava contro il fatto che la gestione dell'impianto del “Palamasotti” fosse stata assegnata, ancora una volta, alla società “storica”, cioè lo “Skating Club”, senza un accordo preventivo che assicurasse anche al “Nuovo Pattinaggio” di avere spazi e orari adeguati per l'allenamento.

Il problema è reale, ma non ci sembra irrisolvibile: non si capisce perché il Comune pensi di avere esaurito il proprio compito e di essere a posto nel momento in cui assegna un impianto a una società sportiva. Bisogna invece, se un impianto è necessario a più gruppi sportivi, stabilire in primo luogo che le esigenze di tutti i gruppi vanno considerate adeguatamente, quindi sedersi a un tavolo con i rappresentanti delle società e usare la propria forza istituzionale e la propria capacità persuasiva per spingere le parti a un compromesso sensato.
Così si affrontano i problemi e ci si comporta in modo equo verso i diritti di tutti, anziché lasciare le cose come stanno per non scomodarsi troppo, in base al ragionamento per cui se una società si divide non può pretendere di avere doppi spazi. Certo: gli spazi sono quelli, e se in un settore prima c'era una società e adesso ce ne sono due, entrambe con una certa consistenza e con un certo valore in termini di risultati, gli spazi e i tempi vanno divisi di conseguenza, in proporzione al numero dei tesserati e ad altri criteri di merito, senza lasciare che qualcuno resti “padrone di casa” e qualcun altro sia costretto a emigrare nei dintorni in cerca di spazi di fortuna come capannoni industriali o altro.
E' una questione di metodo: se gli impianti sono limitati rispetto alle esigenze, si fanno i conti e si distribuisce la disponibilità fra tutti coloro che ne hanno diritto. Non è giusto che chi gestisce un impianto possa magari concederlo ad altri guadagnandoci sopra, invece di essere tenuto a permetterne l'uso alle società del territorio in cambio di un contributo che copra solo le spese vive. Ci risulta per esempio che sia così per il Palazzetto dello sport, impianto complesso e laborioso, che il Basket Oderzo deve condividere (a prezzo di costo) con altri sport e con le scuole, e che richiede alla società sportiva un impegno notevole, di fronte al quale poi, nel momento in cui c'è qualche problema (pulizie dopo manifestazioni non sportive, riparazioni, sorveglianza...), il Comune non sempre dà il sostegno che potrebbe. Non ci risulta per esempio che sia così per i campi sportivi delle frazioni, nei quali il Rugby Oderzo, malgrado molte richieste, non ha mai trovato lo spazio che serviva a far allenare i ragazzini, visto che il Comune si è sempre limitato a chiedere alle società concessionarie una disponibilità “per piacere”, che infatti in pratica nessuno ha mai dato davvero.
Un'amministrazione comunale dovrebbe dire: “Gli impianti sono del Comune, cioè di tutti i cittadini: chi li gestisce deve, nel momento in cui altri ne hanno legittimamente bisogno, permettere loro di usarli rispettandoli e rimborsando le spese, ma niente di più”. E' un principio sempre presente nelle convenzioni, gli accordi per la concessione degli impianti, ma che poi spesso resta lettera morta, mentre il Comune dovrebbe metterlo in atto, entrando nel merito e prendendosi la briga di mediare quando emergono dei problemi. Tutti gli sport e tutte le società hanno gli stessi diritti: per garantirli c'è un po' di lavoro da fare, ma lavarsene le mani è sicuramente un errore.

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