Dal
porta-a-porta “spinto” alla gestione dei rifiuti “quasi zero”.
Grazie alla nostra interrogazione finalmente in Consiglio Comunale si
parlerà della gestione dei rifiuti e i cittadini sapranno qualcosa
in più su quello che li aspetta.
di Giuseppe Zago e Alessandro Battel
di Giuseppe Zago e Alessandro Battel
Su un punto siamo tutti d'accordo: ciascuno dovrebbe pagare per la raccolta dei rifiuti una quota il più possibile proporzionale rispetto alla quantità di rifiuto che produce. Ma qui sta il problema: se non si riesce a introdurre questo criterio i cittadini (sia le famiglie che gli operatori economici) non sono motivati a ridurre i rifiuti né a favorire il riciclo o il riutilizzo.
D'altra parte le società di servizi (che in genere sono aziende partecipate) devono fare i conti tra ricavi e costi, soffrono spesso di una rigidità di struttura che rende difficile diminuire i costi stessi e quindi spesso non riescono né ad applicare iniziative che incentivino i cittadini né a fare investimenti importanti nelle nuove tecnologie che potrebbero migliorare l'equilibrio complessivo. Quindi il principio apparentemente naturale per cui: “produci più rifiuti, dunque ricicli di meno, dunque paghi di più” non si riesce a trasformare in regola effettiva e rimane una distanza notevole tra i comportamenti (corretti o scorretti) e i costi (minori o maggiori). E se i costi di struttura (amministrazione, trasporto, smaltimento...) restano alti, le aziende tendono ad alzare nella fattura i costi fissi. Così per le tasche dei cittadini fa poca differenza essere virtuosi o meno nella selezione e nel controllo dei rifiuti.
Intanto, a un anno dall'insediamento della nuova amministrazione comunale, non è ancora chiaro quali scelte verranno fatte per Oderzo. Nonostante la presenza dell'introduzione della raccolta porta-a-porta “spinta” tra gli obiettivi di programma in campagna elettorale, non si sa ancora niente di preciso su come e quando il nuovo sistema verrà attivato. Ma la nostra interrogazione, che aveva esattamente lo scopo di riaccendere l'attenzione dei cittadini sulla questione e permettere loro di farsi un'opinione sensata su quello che li aspetta, ha raggiunto il suo obiettivo: in occasione del prossimo Consiglio Comunale se ne parlerà pubblicamente e saranno presenti anche dei dirigenti di SAVNO per dare ai cittadini informazioni (speriamo) chiare.
E’ noto, anche per l’esperienza vissuta dagli altri comuni del comprensorio, che il passaggio ad un nuovo regime di raccolta dei rifiuti comporta un serio e intenso lavoro di formazione dei cittadini, un controllo costante e attento delle tariffe e un'analisi scrupolosa delle diverse tipologie di produttori di rifiuti.
Se il tema non viene affrontato nel primo anno di amministrazione, considerando i tempi lunghi per l’applicazione a regime, si rischia di non realizzare gli obbiettivi e di non godere dei vantaggi del sistema, a scapito dei cittadini e delle categorie produttive e commerciali. Se non c'è chiarezza sui costi del servizio, l'operazione diventa poco trasparente e nasce il sospetto che questa vaghezza serva soprattutto a cercare di mantenere il consenso elettorale di alcune categorie.
Noi proponiamo di raccogliere accuratamente i dati presso SAVNO, ARPAV e ufficio ecologia del comune e confrontarli attentamente; di realizzare quindi un business plan economico-finanziario che permetta di stabilire una tariffa media da confrontare con l'attuale.
Quindi si dovrà valutare quale sistema è economicamente più conveniente, elaborando e proponendo ai cittadini un nuovo modello di imputazione dei costi che contenga criteri premianti: il principio dovrebbe essere quello di restituire una parte degli oneri sostenuti ai cittadini che collaborano attivamente per incrementare la raccolta differenziata e la sua qualità. In sostanza si dovrebbe passare da una situazione nella quale i cittadini pagano per conferire i rifiuti, a una situazione nella quale i cittadini vengono premiati quanto più e meglio attuano la raccolta differenziata e contribuiscono alla riduzione delle quantità prodotte indifferenziate.
Le risorse economiche per premiare la raccolta differenziata potrebbero derivare da:
- risparmi ottenuti nella nuova gestione nei costi sostenuti dal Comune per la riduzione dell’indifferenziato.
- premi derivanti dalla qualità del rifiuto attraverso il riciclo o l'utilizzo come materia prima energetica.
- il finanziamento che la Regione offre ai Comuni virtuosi che aderiscono al PAES - Piano d'Azione per l'Energia Sostenibile (tema su cui è necessario lavorare urgentemente dato che Oderzo ha aderito al PAES solo dal 2016).
I costi per le attività commerciali ed artigianali andranno calibrati in relazione al tipo di attività, alla tipologia del rifiuto prodotto, alla quantità prodotta. Secondo uno studio dell’ENEA sarebbe possibile introdurre un sistema che potrebbe portare nel tempo ad eliminare la tassa dei rifiuti per cittadini ed imprese virtuose, facendo pagare tale onere ai produttori, importatori e distributori di prodotti a basso contenuto ecologico. In questo modo si orienterebbero ed incentiverebbero i consumi verso prodotti sempre più riciclabili.
Lo Stato potrebbe costituire, utilizzando gli oneri pagati in più dagli operatori non virtuosi, un fondo grazie al quale premiare le produzioni e le attività più rispettose dell'ambiente: il premio potrebbe essere gestito con moneta elettronica associata ai sacchetti differenziati per frazione merceologica la cui tracciabilità sia garantita attraverso codici a barre o altro sistema adeguato che consenta controlli a campione.
La prima città importante che ha adottato la strategia “Rifiuti Zero” è stata Canberra, capitale dell'Australia, che nel lontano 1995 ha approvato un legge il cui obiettivo era “No waste by 2010”. Poi grandi città europee come Vienna e Berlino, hanno ottenuto risultati virtuosi, ma anche Milano sta facendo notevoli progressi nella raccolta differenziata. E Oderzo? Nel suo piccolo in questi anni ha differenziato molto, ma non molto bene in termini di qualità. Dobbiamo mettere gli opitergini in condizione di fare di meglio.
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