di Sandro Battel
“Sappia una volta
il Popolo Padovano le seguenti inopponibili verità, che l'astuzia
del Veneto Governo non permise fin'ora, che fossero abbastanza
conosciute. 1. Non esser volontaria la dedizione della Città di
Padova al Governo Veneto [...] mentre nell'anno 1405 il Veneto
Governo fraudolentemente s'impossessò della Città Nostra”1
Queste parole sono
state scritte e fatte stampare dal governo provvisorio che si insediò
a Padova nel 1797, all'indomani della caduta di Venezia per mano
delle armate rivoluzionarie francesi che segnò la fine della
Repubblica. Mi è capitato di leggerle poche settimane fa in un
saggio di un serio studioso2
e mi sono tornate in mente in questi giorni quando ho saputo della
delibera del consiglio regionale che obbliga le istituzioni (e anche
i privati, per manifestazioni o opere finanziati anche parzialmente
dalla regione, secondo l'art.2 della legge) a esporre costantemente3
la bandiera della regione Veneto, con il vecchio glorioso Leone di
San Marco che piace tanto a tutti noi per la sua storia come per la
sua estetica.
Mi sono tornate in mente perché, per quanto io trovi la storia di Venezia e
del Veneto estremamente interessante e piena di aspetti belli ed
esemplari, so bene (a differenza, forse, di alcuni – o molti –
altri) che è anche una
storia di conflitti e divisioni, di soprusi e violenze: una storia
che contiene anche episodi drammatici e sanguinosi, la cui logica
risulterebbe inaccettabile alla luce dei nostri princìpi moderni, ma
che comprendiamo collocandola in contesti storici che la spiegano,
come è normale.
Chiunque abbia studiato
anche solo un po' la storia di Venezia sa che la costituzione dello
“Stato da terra” tra il '3 e il '400 è stata il risultato di una
serie di conquiste e sottomissioni, e che poi per tutta la vita della
Repubblica è rimasta viva una tensione più o meno scoperta tra la
Dominante (non a caso per Venezia gli storici non usano il
termine “capitale”, dato che le istituzioni veneziane non sono
assimilabili a quelle degli stati moderni) e la Terraferma. Mi
fermo qui per non farla troppo lunga e complicata. Fatto sta che,
come dimostra la citazione dell'inizio, nel 1797 quando i francesi
abbattono la fragile repubblica veneziana, non tutti in Veneto sono
dispiaciuti e, per esempio, nella classe dirigente di Padova c'è chi (forse saranno stati anche dei giacobini, ma rappresentano un punto di vista degno di nota) per prima cosa contesta ex post
la legittimità del dominio veneziano. Di spunti come questi, di
motivi di risentimento e ostilità di una o dell'altra città della
terraferma verso Venezia ne potremmo trovare diversi. E, per questo o
per altri motivi, potremmo magari anche trovare qualche città o
comune che non ha poi tutta questa voglia di tenere sempre esposta la
bandiera regionale, che come è noto riprende quasi “letteralmente”
quella della repubblica veneziana. Bene: chi non lo fa, paga la
multa. Una cifra relativamente limitata, ma non del tutto
ininfluente, di questi tempi, specie per un piccolo comune.
Intendiamoci:
non crediamo che questo sarà realmente in questione. Probabilmente
nessuno dei Consigli comunali del Veneto considererà un problema
l'applicazione della legge. Ma siamo nella stessa regione dalla quale
gli strumenti dell'obbligo e della multa (che a me sembrano
perfettamente legittimi anche per questa faccenda, pur discutibile,
della bandiera) sono stati considerati illegittimi quando lo stato li
ha imposti su una questione di sostanza molto maggiore, come quella
dei vaccini, sulla quale chi governa la nostra regione ha
deliberatamente speculato in malafede inseguendo i consensi di quella
rumorosa minoranza che si è fatta sedurre dalle sirene della
subcultura antiscientifica4.
Naturalmente sappiamo
che questa mossa è un altro dei tanti piccoli trucchi con i quali
Zaia sta cercando di spingere avanti il suo assai discutibile
referendum5.
E ci dispiace che, probabilmente per assecondare il trucchetto,
l'amministrazione comunale di Oderzo, applicando alla lettera il
dettato della nuova legge regionale, abbia in questi giorni lasciato
esposta sulla facciata del municipio solo la bandiera regionale,
senza accompagnarla, come avrebbe tranquillamente potuto fare, anche
senza l'obbligo, con la bandiera italiana e quella europea.
Ma questi non sono
problemi gravi. Resta una cosa che siamo curiosi di sapere: se per
improbabile caso qualche comune veneto proverà a disobbedire alla
legge sulla bandiera tirando fuori qualche antico e polveroso
risentimento antiveneziano, la regione come si comporterà? Difenderà
anche in questo caso la libertà di coscienza dei cittadini e il loro
diritto a veder riconosciuto il sentimento della loro identità? E se
per caso lo stato italiano, a questo punto, deciderà domani di
obbligare i comuni e tutte le istituzioni a esporre sempre la
bandiera nazionale e quella europea, qualcuno griderà al sopruso e
minaccerà di rifiutarsi? Stiamo a vedere. Intanto si profila un
periodo interessante per i fabbricanti di bandiere.
1 Cit. a p. 207 in: Filippo Maria Paladini, DA AGNADELLO A CAMPOFORMIDO: DAL 1797 VERSO UNA CONTROSTORIA D'ITALIA, in 1509-2009. L'ombra di Agnadello. Venezia e la Terraferma – Atti del convegno 14-16/5/09 a c. di G del Torre, A. Viggiano, “Ateneo veneto” CXCVII terza serie 9/1, Venezia 2010, pp.195-232).
2 Paladini, veneziano di nascita (figlio dello storico Giannantonio Paladini, per molti anni docente a Ca' Foscari e autore tra l'altro con Giovanni Di Stefano di una Storia di Venezia in 3 volumi) è ricercatore in storia moderna con incarichi di insegnamento presso l'Università di Torino.
2 Paladini, veneziano di nascita (figlio dello storico Giannantonio Paladini, per molti anni docente a Ca' Foscari e autore tra l'altro con Giovanni Di Stefano di una Storia di Venezia in 3 volumi) è ricercatore in storia moderna con incarichi di insegnamento presso l'Università di Torino.
3 Consiglio di leggere per intero il testo della legge, che disciplina puntigliosamente una serie di dettagli relativi alla posizione della bandiera nelle diverse occasioni e situazioni, come del resto credo che sia normale in questo tipo di provvedimenti.
4 La legge regionale veneta del 2007 che sospendeva l'obbligo vaccinale era una buona legge in linea di principio ma, come spesso accade, aveva presentato dei problemi, dimostrati dal calo preoccupante delle coperture vaccinali in regione negli anni 2007-2013, come dimostrano i dati degli stessi report della regione (cfr in particolare quello del 2016, da cui ricaviamo il grafico qui sopra) e come ricorda l'articolo del Corriere del Veneto dello scorso ottobre che linkiamo qui.
5 Ricordiamo che il partito politico a cui appartiene il governatore Zaia si chiama sempre – ufficialmente – Lega Nord PER L'INDIPENDENZA DELLA PADANIA. Nessun dottore ha ordinato ai leghisti di mantenere questa denominazione e siccome crediamo che le parole abbiano un peso, ci pare che anche questo semplice fattore getti ombre importanti sul senso e gli scopi di questo referendum.
4 La legge regionale veneta del 2007 che sospendeva l'obbligo vaccinale era una buona legge in linea di principio ma, come spesso accade, aveva presentato dei problemi, dimostrati dal calo preoccupante delle coperture vaccinali in regione negli anni 2007-2013, come dimostrano i dati degli stessi report della regione (cfr in particolare quello del 2016, da cui ricaviamo il grafico qui sopra) e come ricorda l'articolo del Corriere del Veneto dello scorso ottobre che linkiamo qui.
5 Ricordiamo che il partito politico a cui appartiene il governatore Zaia si chiama sempre – ufficialmente – Lega Nord PER L'INDIPENDENZA DELLA PADANIA. Nessun dottore ha ordinato ai leghisti di mantenere questa denominazione e siccome crediamo che le parole abbiano un peso, ci pare che anche questo semplice fattore getti ombre importanti sul senso e gli scopi di questo referendum.
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