“Sono
bestialità”. Se il professor
Giovanni Sabbatucci, uno dei massimi storici italiani del fascismo,
potesse dare un voto in storia a Silvio Berlusconi molto
probabilmente gli darebbe zero. Il professore quasi inorridisce di
fronte alle affermazioni di oggi dell’ex premier riguardo a
Mussolini e ai motivi che lo spinsero ad allearsi con la Germania
nazista. Peggio ancora quelle su come avvenne l’introduzione delle
legge razziali.
Andiamo
con ordine. Berlusconi oggi ha detto che “Mussolini preferì
allearsi con Hitler “per timore che la potenza tedesca vincesse”.
Si può dire una cosa del genere?
“No,
è un’assoluta stupidaggine: se davvero l’Italia avesse temuto
una vittoria della Germania avrebbe evitato di andare a dar manforte
a Hitler. Poteva tranquillamente non intervenire o addirittura
schierarsi contro la Germania. Certo, Mussolini temeva che una
Germania vincente avesse poi una preponderanza schiacciante, e quindi
ha cercato di fare, nella prima fase del conflitto, la sua guerra
parallela (che però non era in grado di fare). Il piano di Mussolini
non era certo quello di contrastare la Germania: lui voleva
ritagliare un ruolo da protagonista per l’Italia dentro
l’alleanza con la Germania, che era già stata stipulata prima
dello scoppio della guerra, nel maggio del ’39 (il patto
d’acciaio). Così come è stata detta, quella di Berlusconi è
un’affermazione insostenibile.
Insomma,
non si può certo dire che Mussolini fu trascinato in guerra…
Mussolini
scelse la guerra senza esservi obbligato. E’ una strana teoria
quella di dire ‘per contrastare la mafia divento mafioso’. Non è
sostenibile e comunque non è una giustificazione. L’obiettivo di
Mussolini era di stare insieme alla Germania in un progetto
aggressivo e di dominio sull’Europa.
Riguardo
alle leggi razziali, l’ex premier ce le presenta come
“un’imposizione della Germania”, come fossero state un
corollario dell’alleanza con Hitler. Come sono andate invece le
cose?
Qui
l’errore è doppio. Primo, le leggi razziali furono dell’autunno
1938, l’alleanza è della primavera del ’39. Vengono
prima
le leggi razziali e poi l’alleanza. C’è un’inversione
temporale e quindi anche del nesso causale. Secondo, il primo storico
delle leggi razziali italiane (argomento per tanto tempo trascurato),
è stato Renzo
De Felice, il quale ha detto molto chiaramente e in più
occasioni che non ci fu nessuna – e dico nessuna
- pressione dei tedeschi per imporre le leggi razziali. Non ci fu
nessuna richiesta, nessun ultimatum, niente.
Mussolini
decise di introdurre le leggi razziali di sua iniziativa e a freddo,
visto che non c’era nessun tipo di movimento popolare che lo
richiedesse. Lo fece perché pensava che gli italiani avessero
bisogno – soprattutto dopo l’esperienza della
guerra di Etiopia, della fraternizzazione, di Faccetta Nera –
di sviluppare un orgoglio di razza. Voleva che gli italiani
diventassero un popolo guerriero e anche più cattivo. Fu quindi nel
quadro di una totalitarizzazione del regime che Mussoli decise –
ripeto, a freddo e senza esservi costretto – di introdurre queste
leggi.
Non
ci fu dunque nessuna “imposizione” da parte della Germania…
No,
era tutto parte di un piano di preparazione al conflitto. Già allora
Mussolini pensava che ci sarebbe stata una guerra e che l’Italia
sarebbe dovuta intervenire, anche se l’alleanza con la Germania non
era ancora stretta del tutto. Pensava a fare degli italiani un popolo
guerriero, piuttosto che a preparare l’Italia alla realtà della
guerra. Quando Hitler brucia i tempi e fa scoppiare la guerra prima
di quanto Mussolini voleva, l’Italia non è pronta e Mussolini deve
adattarsi a questa fase di non belligeranza che molto gli brucia.
Però lui vuole
fare la guerra, non vi è trascinato.
La
vuole fare perché il suo progetto totalitario prevede un’Italia
dominatrice, imperiale, guerriera. Questo dimostra la falsità
dell’altro luogo comune che viene sempre tirato fuori (che 'se
Mussolini non avesse fatto la guerra eccetera eccetera eccetera').
Anche questa è una stupidaggine perché il Mussolini di quegli anni
non poteva non fare la guerra. Mussolini non era Franco, un dittatore
clerical conservatore. Aveva un progetto totalitario, anche se mai
veramente realizzato. E’ inutile pensare altro. La guerra era dove
lui voleva arrivare, era insita in qualche modo nel suo progetto (fin
da subito, ma sempre più chiaramente dopo la guerra di Etiopia).
E
cosa dice a chi insiste sulle “buone opere” di Mussolini?
Anche
Stalin e Hitler hanno fatto bene delle cose. Va riconosciuto a
Mussolini il fatto che la sua dittatura fu meno sanguinaria rispetto
a quella dei suoi coevi. Detto questo, Mussolini fu fin dall’inizio
un dittatore: prima di qualsiasi altra cosa, abolì la democrazia, le
libere elezioni, i partiti e la libertà di opinione e di stampa.
Tanto basta per condannarlo anche se avesse fatto bene tutto il
resto. Questo è il punto.
Cosa
c’è dietro una visione così deformata della storia? Ignoranza,
pigrizia…?
Queste
opinioni di Berlusconi non sono altro che l’ennesima riproposizione
di un vecchio cliché che fa parte di una cultura politica che non è
né fascista né antifascista, ma afascista. E’ una cultura
condivisa da tanta maggioranza silenziosa italiana, che è la stessa
dei rotocalchi moderati tipo Oggi negli anni Cinquanta. Una cultura
che tende non a rimpiangere il fascismo – in fondo non credo che
Berlusconi sia mai stato fascista – però tende a dare
dell’esperienza fascista una versione edulcorata e sostanzialmente
falsa. Dietro a tutto questo c’è l’ignoranza, una scarsa
conoscenza e una deformazione dei fatti. Berlusconi è l’incarnazione
di questa cultura – o incultura – afascista.
Che
effetto fa, da storico, sentire dichiarazioni del genere proprio in
un giorno dedicato alla Memoria?
Un
effetto di frustrazione. Si scrive, si studia per tutta la vita... e
poi? Ho citato De Felice, un uomo che è stato anche molto attaccato
dalla cultura di sinistra italiana. Ha scritto migliaia e migliaia di
pagine invano, evidentemente. Questa è la sensazione che prova uno
come me: di scoramento. Purtroppo, sono cliché, luoghi comuni
diffusi e che ritornano sempre. Si perde di vista il quadro
complessivo, che è quello di una dittatura che aveva una tensione
totalitaria. E questo è gravissimo. Una bestialità, una
sciocchezza.
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