martedì 7 aprile 2015

Eugenio LUZZU: il mercato del bestiame serve tutto il territorio. Perchè solo Oderzo lo sostiene?

Un'immagine del mercato del bestiame al Foro Boario nuovo di Oderzo
Eugenio Luzzu pone il problema del bilancio del foro Boario di Oderzo: un mercato del bestiame che serve tutto il territorio e che ha bisogno di sostegno economico. Qui sotto il suo intervento in Consiglio Comunale ripreso dal Gazzettino del 5 aprile e dalla tribuna del 9 aprile
L’APPELLO Il capogruppo del Pd: «I conti non tornano»
Luzzu pungola la maggioranza e "chiama" gli altri Comuni
Foro boario in rosso: «Serve un aiuto»
Gazzettino, 5 aprile 2015
ODERZO - «Cari comuni del territorio, dateci una mano a sostenere il mercato del bestiame». È questo, in sostanza, l'appello che ha rivolto Eugenio Luzzu, capogruppo del Partito Democratico, al territorio dell'Opitergino-Mottense. Perché il mercato agricolo opitergino, oggi primo in Veneto per contrattazioni (un tempo era secondo solo a Vicenza), non rende al comune opitergino il becco di un quattrino, anzi di soldi bisogna tirarne fuori per mantenerlo.
Mentre esso è frequentato da allevatori e commercianti che giungono non solo da Oderzo, bensì da tutto il territorio circostante oltre che da fuori regione. Durante la discussione del consiglio comunale per l'approvazione del bilancio, Eugenio Luzzu ha fatto notare come il mercato sia una voce in perdita. «Ci costa circa 60mila euro l'anno - ha evidenziato – per contro ne incassiamo circa 30mila». Si tratta di spese vive: manutenzione, lavaggio degli automezzi, pulizia dell'area, spese per il funzionamento del salone contrattazioni.
Insomma tutto ciò che serve a garantire l'operatività del mercato. «È un mercato importante - ha aggiunto Eugenio Luzzu - perché oltre alle contrattazioni per la compravendita del bestiame, ci sono la "borsa" dei cereali e quella dei foraggi». Insomma i prezzi contrattati a Oderzo fanno da riferimento per innumerevoli altri scambi in tutta la provincia e oltre. Viste le risorse sempre più esigue con le quali gli amministratori si trovano a fare i conti, Eugenio Luzzu ha sollecitato la maggioranza a
intervenire presso gli altri comuni dell'Opitergino-Mottense. Perchè Oderzo è sede dell'Ipa, l'Intesa programmatica d'area. Un organismo, del quale è presidente il sindaco Pietro Dalla Libera, che vede i 14 sindaci lavorare assieme - di recente infatti ha aderito pure il comune di Salgareda, prima assente - riuscendo a portare a casa discrete sommette. Un esempio: circa 500 mila euro per realizzare il percorso del GiraMonticano. Eppoi di recente altre somme ragguardevoli per la nuova piazza San Rocco a Motta e piazza Marco d'Aviano a San Polo. Andando assieme uniti nei confronti della Regione Veneto è più semplice, per il suo tramite, accedere ai fondi dell'Unione Europea. Una proposta senza dubbio interessante questa di Luzzu. Per sostenere un'iniziativa, com'è appunto quella del mercato agricolo, che da secoli è nella tradizione di Oderzo.

Tribuna 9 aprile
«Salviamo il Foro boario» Oderzo chiede aiuto all’Ue
È l’ultimo mercato del bestiame del Veneto e fu fondato nel 1233,ma è in rosso
Unicarve: «Va conservato. Oltre all’Europa chiedete sostegno alla Regione»
Il mercato del bestiame di Oderzo, l’unico rimasto nel Veneto, non deve chiudere. Ma il rischio lo corre: la spesa è il doppio dell’incasso. Però nonostante i tempi siano cambiati ed al Foro boario siano ormai pochissimi i capi di bestiame presenti, politici ed amministratori ritengono che debba restare aperto, anche ricorrendo a finanziamenti europei e regionali. Al Foro boario di Oderzo resta importante la borsa del fieno e dei cereali. L’annoso problema della sopravvivenza del mercato è stata riproposta in consiglio comunale dal consigliere Pd Eugenio Luzzu: «Il mercato del bestiame ci costa 60mila euro all’anno, e ne incassiamo 30 mila. Resta poco per quanto riguarda il bestiame, ma c’è la Borsa del fieno e del grano. Facciamo intervenire l’Ipa, cerchiamo fondi europei. Pensiamoci». I documenti parlano del mercato di Oderzo dal lontano Medioevo, era il 1233 quando fu istituita la Fiera. Fino
ad una ventina di anni fa il mercato dei bovini di Oderzo era il secondo nel Veneto per il numero dei capi presenti e per le contrattazioni. Nel 1995 l’assessore all’agricoltura Renzo Pradal ne ipotizzava un futuro internazionale : «L’obiettivo è di potenziare il mercato del bestiame, proiettandolo a polo di gravitazione dei mercati dell’Est, realizzando una struttura polifunzionale, e la borsa dei prodotti agricoli collegata con la Borsa merci di Treviso», disse all’epoca. La struttura polivalente è stata realizzata, ma per il bestiame è finita un’epoca.
Il mercato del bestiame costa il doppio di quanto incassa, ma nessuno vuole rinunciare alla sua presenza. Giuliano Marchesin, che è dirigente di Unicarve, l’associazione produttori di carni bovine del Triveneto, afferma: «Sarebbe importante conoscere i dati relativi ai costi ed agli introiti del macello. Il mercato del bestiame va collegato all’attività del macello, anche se i due poli hanno vite diverse. Credo che il mercato di Oderzo sia l’unico ufficiale rimasto nel Nord Italia, insieme a quello di Carmagnola. C’è la possibilità che intervenga l’Europa, ma perché non tentare di accedere anche a fondi regionali, visto che in altri campi la Regione interviene? Ritengo che tenere aperto il mercato dei bovini a Oderzo, sia anche una questione di prestigio», conclude Giuliano Marchesin. «Intendiamo mantenere il mercato del bestiame», fa presente il sindaco Pietro Dalla Libera, «anche se attualmente è un costo. È un servizio che a nostro avviso va sicuramente mantenuto».
 

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