e
in epoca sia repubblicana che imperiale Veneti e Romani andavano
parecchio d'accordo...
di Sandro Battel
Valorizzare
il notevole patrimonio archeologico di Oderzo dovrebbe essere un
obiettivo comune, che tutti dovremmo condividere senza esitazione:
chiunque al mondo ci considerebbe degli incoscienti se, avendo in
casa “pezzi” di grande valore, rinunciassimo – quale che ne
fosse il motivo – a farne una delle ragioni per essere orgogliosi
della nostra città.
Sarebbe
un grave errore trattare il tema a partire da un orientamento
ideologico che in questo caso non ha nessuna ragione di essere.
Sarebbe una disgrazia se, come
dicono in questi giorni i quotidiani locali,
la sindaca Scardellato decidesse di mettere da parte la ricchezza
storica e culturale dell'archeologia di Oderzo solo perchè a suo
tempo l'ex-sindaco ha avuto l'idea (sbagliata) di mettersi in mostra
con addosso la toga da senatore, oppure perchè a qualche leghista dà
fastidio sentir parlare di Roma, anche se si tratta della Roma di
duemila anni fa, quella che comunque, checchè se ne dica, ha avuto
un ruolo così importante ed è stato – all'epoca – il fattore di
civiltà fondamentale per quello che oggi è il nostro territorio.
Che
la rievocazione non abbia avuto il successo sperato è un fatto; che
per questo vada ripensata è un'idea sulla quale credo siamo
d'accordo in molti. Ma buttare via tutto, sacrificando anche gli
aspetti autenticamente interessanti e di qualità che la
manifestazione è riuscita a produrre negli anni, sarebbe
completamente sbagliato.
Penso
per prima cosa al teatro classico, reso vitale nei primi anni della
rievocazione da buone compagnie teatrali, di livello professionale,
capaci di offrire uno spettacolo che era contemporaneamente godibile
e di qualità, e recuperato negli ultimi anni anche attraverso il
prezioso lavoro dei colleghi degli istituti superiori di Oderzo, che
attraverso i loro laboratori hanno saputo coinvolgere i ragazzi
nell'attività teatrale e far loro rivivere e apprezzare l'attualità
e la forza della letteratura e della civiltà del mondo classico. Ma
ci sono anche altre cose da ristudiare: credo che l'amministrazione
attuale dovrebbe ragionare con attenzione su tutti gli aspetti della
rievocazione, per tenere quello che ha funzionato e cambiare quello
che non ha funzionato, oppure proporre – se ne ha – dei modi più
efficaci e incisivi per valorizzare il nostro patrimonio
archeologico, ma certamente non dovrebbe lasciare da parte le grandi
opportunità offerte a Oderzo - sia sul piano culturale che su quello
turistico – dall'eredità del mondo classico.
In
questo senso mi lasciano molto perplesso le affermazioni che vengono
attribuite al prof. De Carlo nell'articolo linkato sopra (sempre che
il loro senso non sia stato tradito dalla sintesi giornalistica,
visto anche che nella versione online dell'articolo non si capisce
dove comincia e dove finisce il virgolettato): la presenza romana nel
nostro territorio è certo lontana nel tempo, ma indubbiamente la sua
eredità è stata e resta più solida e più importante di quanto non
lo siano le tracce lasciate su di esso dalle popolazioni preromane.
Tracce che, per quanto interessanti e degne di attenzione, hanno –
direi – una consistenza decisamente inferiore rispetto al
patrimonio di storia, civiltà e letteratura che il mondo romano ci
ha lasciato: un universo di idee e vita senza il quale saremmo tutti
molto più poveri, come sa bene chiunque lo ha frequentato nel corso
della propria formazione, ricevendone spesso un'influenza
determinante e incancellabile1.
Ricordare che gli antichi opitergini sono citati da – tra gli altri
- Tito Livio e Lucano non significa inventarsi per vanità dei
progenitori importanti, significa riconoscere nei fatti l'impronta
determinante di una lunghissima epoca di storia la cui eredità è
ancora estremamente vitale.
A
questo proposito va anche ricordato che, contrariamente a quanto
alcuni danno per scontato, il rapporto tra i Veneti e i Romani in
epoca preimperiale è stato uno degli esempi più riusciti del
modello di integrazione – basato sull'assimilazione
dell'aristocrazia locale – elaborato e messo in atto con successo
per secoli da Roma nella propria politica di espansione. In sostanza,
tra il III e il II secolo a.C. Veneti e Romani sono andati piuttosto
d'accordo, tanto che, quando i Galli della pianura Padana crearono
alla Roma repubblicana seri grattacapi di carattere militare, in più
occasioni i Veneti si schierarono a fianco dei Romani e contro i
Galli.
Il
processo di assimilazione è proseguito nei secoli successivi in modo
ordinato e sostanzialmente non conflittuale, fino a configurare un
rapporto che era, certo, di subordinazione dei Veneti ai Romani, ma
anche di regolazione dei conflitti interni all'area veneta, di difesa
del territorio (per esempio dalle incursioni delle popolazioni
germaniche) e di progressiva integrazione sociale e culturale,
secondo un modello in cui gli aspetti conflittuali pare siano stati
molto limitati, tanto che gli storici parlano addirittura di
“autoromanizzazione2”.
Spero quindi vivamente, in riferimento alla presenza romana sul
nostro territorio, di non sentir più parlare senza fondamento di
oppressione e schiavitù, se non da studiosi che abbiano ragioni
serie e documentate per correggere le attuali prospettive
storiografiche.
Quanto
all'imperialismo romano e alla sua carica di violenza e brutalità,
ricordiamo che è cosa nota, che fu oggetto di riflessione e
discussione anche da parte delle classi dirigenti e degli
intellettuali dell'impero (citiamo Tacito per fare un unico esempio
notevole). Ma non direi che questo è un motivo sufficiente per
condannare alla dimenticanza tutta la civiltà latina: quante pagine
dovremmo togliere dai manuali di storia se dovessimo condannare tutti
i soggetti storici che prima o poi hanno messo in atto politiche
aggressive o di espansione territoriale? E' sicuramente vero che
Cesare è stato un invasore e un dominatore, e non sarò certo io a
giustificare l'uso esclusivo della forza nella politica
internazionale, ma non credo siano molti nella storia i modelli
sociali e civili degni di nota che sono stati capaci di sfuggire a
questa trappola – chiamiamola così – e poi non è che le tribù
galliche e germaniche contro cui i Romani combattevano avessero una
classe dirigente pacifica e civile da prendere come modello. Così
non vedo per quale ragione dovremmo disprezzare il passato romano del
nostro territorio per sentirci solidali, per esempio con i Veneti di
Bretagna con i quali non so bene da quale legame vitale dovremmo
sentirci connessi oggi.
La
presenza romana nel territorio di Oderzo ha lasciato un'eredità
ricca e importante. Dovremmo trovare, tra le molte storie legate a
questa eredità, quelle che ci interessano di più e farne un aspetto
della nostra memoria collettiva, raccontarcele e raccontarle a chi ci
viene a visitarci. La stessa cosa dovremmo fare per gli altri periodi
della storia del nostro territorio che hanno lasciato su di esso
un'impronta riconoscibile: dalle epoche preromane al Medioevo,
dall'Età comunale al dominio veneziano e all'Ottocento, fino ad
oggi.
E'
uno dei modi fondamentali per costruire la comunità, per
riconoscersi al di là delle appartenenze politiche, senza nessuna
arroganza né autoesaltazione. Ed è anche in questo modo che ci si
fa riconoscere dagli altri e si ottiene rispetto e attenzione da chi
viene da fuori, dalle regioni ricche come da quelle povere del mondo.
1 Chi
scrive ritiene che la cultura italiana abbia sofferto e soffra
ancora di uno sbilanciamento verso la cultura letteraria che
dovrebbe essere corretto da iniezioni significative di pensiero e
metodo scientifico. Ma ritengo anche che questo non comporti affatto
una svalutazione dell'efficacia della formazione classica, che mi
pare resti utile e sia necessaria almeno per una parte delle giovani
generazioni.
2 Per dare un riferimento rapido su questi temi, possiamo rinviare alla pagina http://www.archeoveneto.it/portale/?page_id=484 del sito ARCHEOVENETO, il sito istituzionale della regione Veneto e dell'Università di Padova che presenta il panorama delle risorse storico archeologiche regionali. La pagina in questione è a cura del prof. Jacopo Bonetto docente di Archeologia presso l'Università di Padova, e di alcuni suoi collaboratori. Mi sia permesso di sottolineare che il sito esiste anche per volontà della regione, della quale tutti sappiamo quale è il colore politico. Questo come riconoscimento del fatto che essere leghisti non dovrebbe significare necessariamente voler leggere la storia in modo strano.
2 Per dare un riferimento rapido su questi temi, possiamo rinviare alla pagina http://www.archeoveneto.it/portale/?page_id=484 del sito ARCHEOVENETO, il sito istituzionale della regione Veneto e dell'Università di Padova che presenta il panorama delle risorse storico archeologiche regionali. La pagina in questione è a cura del prof. Jacopo Bonetto docente di Archeologia presso l'Università di Padova, e di alcuni suoi collaboratori. Mi sia permesso di sottolineare che il sito esiste anche per volontà della regione, della quale tutti sappiamo quale è il colore politico. Questo come riconoscimento del fatto che essere leghisti non dovrebbe significare necessariamente voler leggere la storia in modo strano.
Davvero interessante. Corrado Augias dice che l'Italia si caratterizza proprio per la sua cultura cattolica da un lato e per il suo passato romano dall'altro, e questi due elementi sono, secondo Augias, quelli più rilevanti nello spiegare l'omogeneità interna della Penisola.
RispondiEliminaGiovanni Chiara