lunedì 24 dicembre 2012

DUE SFIDE PER I DEMOCRATICI

(Riportiamo anche sulle pagine del blog un articolo pubblicato sul nostro foglio, distribuito all'inizio di dicembre)
CRISI, PRIMARIE DEL CENTROSINISTRA, ELEZIONI POLITICHE.
Quello che ci aspetta nei prossimi mesi da un lato è molto chiaro, dall'altro è pieno di incognite: sappiamo tutti che da una parte ci troviamo in mezzo a una crisi economica profonda, dall'altra assistiamo a una degenerazione dei comportamenti della classe politica (ma anche della mentalità e del costume in generale) rispetto alla quale è difficile trovare esempi peggiori.
Sappiamo anche che le elezioni della prossima primavera saranno un passaggio decisivo, che però potrebbe lasciarci con un risultato incerto, che renderebbe difficile formare una maggioranza solida, dotata della forza necessaria a realizzare riforme capaci di incidere su tutti e due gli aspetti della crisi, quello economico e quello morale. L'altissimo astensionismo e la sconfitta di molti partiti tradizionali nei turni elettorali più recenti sono chiari segnali di questa incertezza.
In questo periodo il PD sembra essere l'unico importante partito “storico” a conservare una certa credibilità presso l'opinione pubblica, confortato nei mesi scorsi dai successi elettorali nelle amministrative in alcune grandi città e in Sicilia. Ma è chiaro, considerato anche l’altissimo astensionismo, che non si è trattato di vittorie vere e proprie: molti che già avevano fiducia nel PD gli hanno confermato il loro appoggio ma, in genere, chi oggi non si fida più degli altri partiti non sceglie il PD come possibile alternativa: piuttosto non vota o vota per Grillo. Anche l’ottima partecipazione alle primarie, specialmente di questi tempi, è un segnale positivo, del quale però non dobbiamo esagerare la portata sapendo che l’impresa di recuperare la fiducia dei cittadini è appena all’inizio.
Di fronte abbiamo due sfide: dobbiamo convincere i “delusi” di sinistra che il PD rappresenta davvero una possibilità per il governo del paese, che saremo capaci di incidere davvero sui drammatici problemi del presente e di cambiare le cose, anche di fronte ai limiti a cui la situazione attuale metterà di fronte chiunque dovrà governare. Ma dobbiamo anche convincere tutti gli altri, molti dei quali attualmente sono altrettanto delusi, che saremo in grado di rappresentare davvero l'interesse di tutta l'Italia, superare il pregiudizio negativo che una parte del paese (specialmente nel nostro territorio) nutre da sempre verso di noi.
Per prima cosa dobbiamo ricordare l'importanza dell'azione di emergenza del governo Monti, dura, non priva di errori, ma indispensabile. Azione rispetto alla quale le critiche di chi ha governato fino a poco tempo fa e ci ha portato sull'orlo del precipizio, pur potendo contare su una maggioranza enorme in parlamento e su un potere mediatico senza precedenti, non possono che essere in malafede. Chi, come la Germania, ha fatto qualche anno fa dei sacrifici ragionevoli attraverso un accordo tra le forze politiche principali, adesso è in grado di affrontare la crisi con più serenità. Berlusconi si è nascosto e ci ha nascosto la gravità della crisi, portandoci al punto di dover affrontare sacrifici molto più duri, di cui adesso porta tutta la responsabilità.
E con lui sono responsabili i suoi alleati leghisti, che ora pretendono di presentarsi come rinnovatori solo perché, nel momento in cui sono emersi imbarazzanti episodi di malcostume (e non prima), si sono liberati di un vertice in cui per anni hanno creduto ciecamente, senza fare minimamente i conti con gli errori commessi stando nella maggioranza di governo. Per questo non sono credibili oggi, quando cercano di cavalcare lo scontento provocato dal rigore di Monti accentuando i toni anti europei e anti istituzionali della loro propaganda, anziché lavorare, come ha fatto il PD tra mille difficoltà, per correggere l’azione del governo alla ricerca di compromessi accettabili.
Ma dobbiamo anche lavorare per rinnovare il PD: cancellare con la chiarezza delle proposte e dei comportamenti le ombre gettate su di noi da comportamenti poco limpidi che, pur essendo relativamente marginali rispetto ad altri scandali, ci hanno amareggiato e fatto arrabbiare non poco. E soprattutto dobbiamo far capire all'Italia che siamo in grado di prenderci la responsabilità di governare e siamo pronti a farlo. Le primarie hanno mostrato quanto il PD sia vitale: una forza politica capace di presentare tre candidati di alto livello come Bersani, Renzi e Puppato, con caratteri diversi e proposte differenti, ma che hanno in comune serietà e capacità che ci pare difficile trovare altrove oggi nel nostro paese. Tutto questo in un centrosinistra in cui le figure di Vendola e Tabacci hanno saputo rappresentare bene istanze e sensibilità che in Italia esistono e vogliono stare assieme per proporre ai cittadini un’alternativa credibile: per convincere chi ancora non si fida di noi che possiamo affrontare con successo i problemi dell'Italia. Adesso la prima cosa che chiediamo ai nostri due candidati, Bersani e Renzi, è di guardare in primo luogo a questo obiettivo, sia prima che dopo il ballottaggio.
Del resto entrambi hanno dichiarato chiaramente che il giorno dopo la conclusione delle primarie si metteranno lealmente, insieme a tutti gli altri al servizio del candidato comune del centrosinistra. L'obiettivo di tutti noi deve essere riformare l'Italia e uscire dalla crisi. Lavoriamo per questo.

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