(Riportiamo
anche sulle pagine del blog un articolo pubblicato sul nostro foglio,
distribuito all'inizio di dicembre)
La
gestione degli impianti sportivi
Non
ci siamo stupiti quando, ai primi dello scorso ottobre, una delle due
società opitergine di pattinaggio, il “Nuovo Pattinaggio Oderzo”
ha messo in scena una protesta spettacolare portando i propri ragazzi
e ragazze ad “allenarsi” davanti al municipio. La protesta
puntava contro il fatto che la gestione dell'impianto del
“Palamasotti” fosse stata assegnata, ancora una volta, alla
società “storica”, cioè lo “Skating Club”, senza un accordo
preventivo che assicurasse anche al “Nuovo Pattinaggio” di avere
spazi e orari adeguati per l'allenamento.
Il
problema è reale, ma non ci sembra irrisolvibile: non si capisce
perché il Comune pensi di avere esaurito il proprio compito e di
essere a posto nel momento in cui assegna un impianto a una società
sportiva. Bisogna invece, se un impianto è necessario a più gruppi
sportivi, stabilire in primo luogo che le esigenze di tutti i gruppi
vanno considerate adeguatamente, quindi sedersi a un tavolo con i
rappresentanti delle società e usare la propria forza istituzionale
e la propria capacità persuasiva per spingere le parti a un
compromesso sensato.
Così
si affrontano i problemi e ci si comporta in modo equo verso i
diritti di tutti, anziché lasciare le cose come stanno per non
scomodarsi troppo, in base al ragionamento per cui se una società si
divide non può pretendere di avere doppi spazi. Certo: gli spazi
sono quelli, e se in un settore prima c'era una società e adesso ce
ne sono due, entrambe con una certa consistenza e con un certo valore
in termini di risultati, gli spazi e i tempi vanno divisi di
conseguenza, in proporzione al numero dei tesserati e ad altri
criteri di merito, senza lasciare che qualcuno resti “padrone di
casa” e qualcun altro sia costretto a emigrare nei dintorni in
cerca di spazi di fortuna come capannoni industriali o altro.
E'
una questione di metodo: se gli impianti sono limitati rispetto alle
esigenze, si fanno i conti e si distribuisce la disponibilità fra
tutti coloro che ne hanno diritto. Non è giusto che chi gestisce un
impianto possa magari concederlo ad altri guadagnandoci sopra, invece
di essere tenuto a permetterne l'uso alle società del territorio in
cambio di un contributo che copra solo le spese vive. Ci risulta per
esempio che sia così per il Palazzetto dello sport, impianto
complesso e laborioso, che il Basket Oderzo deve condividere (a
prezzo di costo) con altri sport e con le scuole, e che richiede alla
società sportiva un impegno notevole, di fronte al quale poi, nel
momento in cui c'è qualche problema (pulizie dopo manifestazioni non
sportive, riparazioni, sorveglianza...), il Comune non sempre dà il
sostegno che potrebbe. Non ci risulta per esempio che sia così per i
campi sportivi delle frazioni, nei quali il Rugby Oderzo, malgrado
molte richieste, non ha mai trovato lo spazio che serviva a far
allenare i ragazzini, visto che il Comune si è sempre limitato a
chiedere alle società concessionarie una disponibilità “per
piacere”, che infatti in pratica nessuno ha mai dato davvero.
Un'amministrazione
comunale dovrebbe dire: “Gli impianti sono del Comune, cioè di
tutti i cittadini: chi li gestisce deve, nel momento in cui altri ne
hanno legittimamente bisogno, permettere loro di usarli rispettandoli
e rimborsando le spese, ma niente di più”. E' un principio sempre
presente nelle convenzioni, gli accordi per la concessione degli
impianti, ma che poi spesso resta lettera morta, mentre il Comune
dovrebbe metterlo in atto, entrando nel merito e prendendosi la briga
di mediare quando emergono dei problemi. Tutti gli sport e tutte le
società hanno gli stessi diritti: per garantirli c'è un po' di
lavoro da fare, ma lavarsene le mani è sicuramente un errore.
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