domenica 12 ottobre 2014

Bruciare i residui vegetali in piccole quantita'? Si può, ma...

di Eugenio Luzzu


Le norme che oggi regolano lo smaltimento dei rifiuti sono state fissate da una legge del 2006 (d.l. 152). Quella legge stabiliva tra l'altro che non era permesso bruciare all'aperto residui di lavorazioni agricole. Recentemente il Parlamento con una nuova legge (116 dell'agosto 2014) ha introdotto una deroga che permette di bruciare all'aperto, pur con delle limitazioni, una certa quantità giornaliera di scarti vegetali. Questa decisione ha suscitato in noi una certa perplessità
e ha motivato il mio intervento con un'interrogazione che ha sollecitato l'Amministrazione a definire in modo più stretto i limiti entro i quali è permessa questa pratica dell'abbruciamento domestico.
Ma non basta: abbiamo esaminato la legge e ci siamo resi conto che la nuova norma è stata introdotta all'interno di un provvedimento che colpisce in primo luogo i responsabili della Combustione illecita di rifiuti, intendendo con questo fenomeni macroscopici come quelli di cui siamo venuti a sapere con preoccupazione dai reportages giornalistici sulla cosiddetta “terra dei fuochi”. Abbiamo pensato che probabilmente la deroga era stata introdotta da un lato per non criminalizzare chi, come tradizionalmente si fa da sempre, brucia piccole quantità di materiali dell'orto o del giardino (purchè lo faccia in condizioni di sicurezza e senza provocare disagi per altri) dall'altro su richiesta delle associazioni di categoria degli agricoltori che sopportavano con qualche difficoltà questo vincolo e le sanzioni che talvolta ne sono derivate (sul sito di Confagricoltura Treviso, come potete vedere a questo link, una norma regionale analoga introdotta nel marzo '14 è salutata con un: “Finalmente!”).
Abbiamo comunicato le nostre perplessità e chiesto indicazioni a Roger De Menech, deputato e segretario regionale PD, che ci ha dato conferma di entrambe le nostre impressioni: da un lato si è scelto di non colpevolizzare il piccolo coltivatore o il privato che si libera con il fuoco dei residui della siepe o dell'orto, dall'altro si sono accolte richieste delle associazioni di categoria e si sono fatte delle considerazioni di opportunità (1). Ma De Menech (che ha precisato che la norma ha ottenuto parere favrorevole dall'ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ci ha fatto notare anche che lo spirito della legge non è quello di permettere di bruciare i sarmenti viticoli: il limite quantitativo di 3mc steri al giorno dovrebbe rendere l'operazione di smaltimento domestico dei sarmenti col fuoco troppo complicata per la gran parte dei viticoltori, che hanno a che fare con quantità molto maggiori e che spesso si sono già attrezzati diversamente, per esempio con macchine trituratrici. Inoltre la legge dà ai Comuni la possibilità di limitare ulteriormente o vietare, se ce n'è ragione, questa pratica (2): De Menech ci ha spiegato che il suo Comune, Ponte nelle Alpi, ha già limitato a 1mc la quantità giornaliera che si può bruciare.
Del pericolo delle PM10 siamo ben consapevoli: infatti, anche se capiamo le ragioni che hanno portato alla deroga consentita dalla legge 116, continuiamo a pensare che la strada migliore per affrontare il problema dei sarmenti sia una gestione che permetta di convogliare tutto il materiale presso centrali termiche capaci di convertire in energia utile un materiale il cui smaltimento altrimenti presenterebbe dei problemi. In proposito vedete qui sotto le considerazioni di Giuseppe Zago e il link alle diapositive (in pdf) da lui predisposte come risultato dei suoi studi sul problema. In questo ci pare di essere del tutto d'accordo con Walter Bianco, che ringraziamo comunque per la sollecitazione e per le informazioni.
In conclusione: la legge permette una deroga al divieto di bruciare materiale agricolo, ma lascia alle amministrazioni locali la valutazione su ulteriori limitazioni. Forse il legislatore avrebbe potuto indicare in modo più puntuale cosa si può bruciare e cosa no, in modo da evitare comunque che si brucino i sarmenti, che del resto si possono sempre triturare. Ma il Comune ha comunque la possibilità di controllare la situazione e, in generale, noi siamo certamente determinati a spingere in direzione di quella gestione moderna, intelligente e utile all'ambiente e alla salute che lo schema proposto da Zago disegna in prospettiva.
P.S. Non dimentichiamo di sottolineare gli importanti interventi già messi in atto dal governo nel settore agricolo  con il piano CAMPOLIBERO: clicca qui per l'illustrazione del piano sulla pagina del ministero e clicca qui per vedere e scaricare le slide illustrative.

(1) Portando una piccola quantità di residui vegetali a una centrale di smaltimento, magari distante diversi km, magari con un furgone diesel non nuovissimo o con un trattore, si rischia di produrre la stessa quantità di PM10 che si farebbero bruciando il materiale sul posto...
(2) il testo dice: “I comuni e le altre amministrazioni competenti in materia ambientale hanno la facoltà di sospendere, differire o vietare la combustione del materiale di cui al presente comma all'aperto in tutti i casi in cui sussistono condizioni meteorologiche, climatiche o ambientali sfavorevoli e in tutti i casi in cui da tale attivita' possano derivare rischi per la pubblica e privata incolumita' e per la salute umana, con particolare riferimento al rispetto dei livelli annuali delle polveri sottili (PM10)". La sottolinaeatura è nostra. E' sulla base di questa parte del testo che ho presentato l'interrogazione.

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